Juve, vietato snobbare l’Europa League
L’Europa League è sicuramente un downgrade per la Juventus, ma giocarla e provare a vincerla non è un peccato mortale
Inutile nascondersi dietro un dito, i numeri sono spaventosamente impietosi: cinque sconfitte in sei match di Champions League, tre miseri punti racimolati, nove gol realizzati e tredici subiti. Così, la Juventus abbandona anzitempo l’Europa che conta in un girone in cui l’obiettivo minimo era conquistare gli ottavi, magari anche arrivando seconda. Pesano come un macigno soprattutto due prestazioni letteralmente disastrose come quella di Torino contro il Benfica – dove i bianconeri hanno perso 1-2 – e quella ancor più imbarazzante di Haifa – gara persa 2-0 dagli uomini di Allegri con il modesto Maccabi Haifa.
Al cospetto del PSG, invece, con una squadra mostruosamente falcidiata dagli infortuni e zeppa di talentuosi giovanissimi come (su tutti) Miretti e Fagioli, Bonucci e compagni escono sconfitti 1-2 all’”Allianz Stadium” in modo del tutto immeritato, contro un avversario seriamente candidato alla vittoria della Champions. Già, perché la Vecchia Signora offre una prestazione abbondantemente sopra la sufficienza soprattutto per piglio e atteggiamento, creando più di qualche grattacapo alla difesa transalpina e subendo relativamente poco valutando l’enorme patrimonio tecnico dei parigini. Ma al netto di tutto – la mancata qualificazione al turno successivo è (stra)meritata – perché giocarsela a testa alta con l’undici di Christophe Galtier all’andata e al ritorno – e battere fra le mura amiche il Maccabi Haifa 3-1 – non può certo essere motivo di soddisfazione – piuttosto somiglia tanto alla vittoria di Pirro – visto che i piani di Andrea Agnelli e soci – a inizio stagione – erano ben diversi. Adesso, però, bisognerà affrontare l’Europa League con serietà e determinazione, senza concedersi il lusso di snobbarla come fosse un Trofeo Birra Moretti qualunque.
Europa League un downgrade, ma non un peccato mortale
La Juve torna in Europa League dopo la stagione 2013-2014, che vide la Signora all’epoca allenata da Antonio Conte arrendersi in semifinale proprio contro il Benfica. Ovviamente di una categoria inferiore, l’ex Coppa Uefa è ad ogni modo una competizione di alto livello, soprattutto se si considera il prestigio delle squadre presenti in questa edizione. Dalla Champions retrocedono (oltre chiaramente alla Juventus): Ajax, Bayer Leverkusen, Barcellona, Sporting Lisbona e Siviglia, per citare quelle più blasonate. Già in Europa League, invece, aritmeticamente qualificate alla fase successiva, ecco che figurano club come Arsenal, PSV Eindhoven, Fenerbahçe, Betis Siviglia, Real Sociedad e Manchester United, giusto per menzionare le compagini più importanti e quotate. Pertanto, alla luce delle formazioni che disputeranno i sedicesimi di finale, si potrebbe quasi paragonare l’Europa League a una sorta di “Champions League B”, dunque un torneo di tutto rispetto da giocare senza assumere atteggiamenti snobistici.
È pur sempre la seconda manifestazione europea per club più importante, per cui la Juventus sarà chiamata a partecipare ricoprendo il ruolo di attrice principale, non di mera comparsa. Salvo clamorosi imprevisti, dai sedicesimi, Massimiliano Allegri potrà contare sul ritorno di Paul Pogba e sul pieno recupero di Federico Chiesa, che già nello scampolo di match con il PSG ha destato un’ottima impressione per brillantezza atletica, voglia e caparbietà. Due rinforzi notevoli, vitali come l’ossigeno, in un momento di stagione dove l’espressione «fallimento», per ora, è inevitabilmente azzeccata. Certo, la Champions League rappresenta sempre e comunque la torta più prelibata, mentre l’Europa League è al massimo un budino di qualità. Ma visto e considerato il periodo tragico (calcisticamente parlando) che la Juve sta attraversando, è sempre meglio che restare completamente a bocca asciutta e a stomaco vuoto.