Arrivabene: “Mercato? Ogni giovane ha bisogno di un mentore”
La conferenza stampa di Arrivabene e Cherubini di fianco ai tre giovani Miretti, Soulé e Fagioli, venuti su dal settore giovanile della Juve
Maurizio Arrivabene e Federico Cherubini hanno oggi parlato in conferenza stampa di fianco a Matias Soulé, Fabio Miretti e Nicolò Fagioli, i tre giovani del settore giovanile che da quest’anno saranno in pianta stabile nella prima squadra della Juventus.
Arrivabene: “Vi spiego le scelte di mercato”
Maurizio Arrivabene, ad della Juventus, ha poi spiegato cosa sia il progetto della seconda squadra della Juventus: “La Next Gen non esprime solo un’iniziativa dal punto di vista sportivo – sottolinea – ma è un termine più allargato. Oggi si parla tanto di esempio di giovani, e giornalmente si parla di atteggiamenti che non fanno piacere. Con Next Gen non si parla solo di calcio, ma anche di esempio, che questi ragazzi devono dare. Significa sostenere gli esami di maturità e continuare un percorso scolastico. Per la società Juventus è importante la sostenibilità, fare investimenti che siano anche eticamente utili. Mi auguro che questi ragazzi non rappresentino solo un esempio in campo, ma anche un esempio di vita. Dopo la chiusura del mercato, ho sentito parlare che hanno preso giocatori di nome, voglio dire che c’è una strategia precisa, legata in qualche modo a questi ragazzi. Un giovane che entra ha bisogno di un mentore, di un esempio. Se in rosa abbiamo giocatori di un certo calibro, servirà a questi ragazzi per diventare campioni. Finisco con un altro ringraziamento: a Pessotto, che è una persona determinata e umile. Lo ringrazio per il lavoro che fa”, conclude.
Cherubini: “In 7 volevano fare la seconda squadra ma…”
Federico Cherubini spiega perché la Juventus sia ancora sola nel progetto delle seconde squadre: “Il progetto è ancora attuale, l’auspicio che noi abbiamo è di coinvolgere qualche altra squadra in questo progetto. Cerchiamo di far capire ai dirigenti il valore. Oggi sviluppare la seconda squadra è importante, dobbiamo capire dove andrà il mercato e capire nuove evoluzioni. Se abbiamo potuto fare questo è grazie alle risorse sviluppate dal club. Tra le domande che ho ascoltato prima, ce n’è stata una che mi ha colpito: non direi che la Juve ha cambiato progetto, ha rivisitato in chiave moderno quello che è un DNA che non potrà mai prescindere dal grande campione e dai grandi acquisti. In un calcio che deve andare in una direzione di sostenibilità, il settore giovanile non è solo qualcosa che viene imposto, ma qualcosa di fondamentale. Non c’è un cambio, ma solo una nuova identità. Perché le altre non hanno seguito la Juventus? C’era un progetto chiaro qualche anno fa prima della pandemia. È stato sospeso perché c’erano altre priorità ma in futuro sarà riproposto. Quando ci saranno le condizioni sappiamo che questo sarà un grande valore aggiunto per settore giovanile e Women. Dobbiamo saper rispettare il momento che stiamo vivendo. Non so, dovremo chiedere a loro. Noi sappiamo che eravamo in 7, tutti estremamente convinti, poi non so cosa ha frenato gli altri. Noi siamo convinti di aver fatto la scelta giusta”.
Soulé: “Scelta la Juve in pochi minuti”
Matias Soulé racconta la sua scelta il suo percorso alla Juve: “Eravamo ad una grigliata in un ristorante in Argentina col mio procuratore e mio papà. Dovevamo parlare di dove dovevo andare: c’erano tre club, dovevo sceglierne uno. Mi ha detto prenditi pure una settimana per pensarci. Abbiamo ricominciato a mangiare, poi ho pensato: ‘Voglio scegliere la Juve’. Sapevo la difficoltà di arrivare in prima squadra ma mi piacciono queste sfide. Sognavo fin da piccolo una squadra così grande, ho scelto subito la Juve. Cosa mi aspetto? Di poter giocare e fare tante esperienze alla Juve e in Serie A. Ho appena cominciato in prima squadra, è diverso rispetto a quello che facevo prima, anche se la C mi ha aiutato molto. Sono tranquillo, so che arriverà il mio momento. Il mister e la società hanno fiducia, mi alleno al 100% e do tutto. Complimenti da Di Maria? Sono tranquillo, non penso a ciò che si dice. Altre cose non so farle, cerco di imparare tutto. Il rapporto con lui è bellissimo, siamo argentini e c’è confidenza. La viviamo come se già ci conoscevamo da prima. Beviamo il mate, non è ancora venuto a mangiare a casa mia però prima o poi verrà”.
Miretti: “Alla Juve da quando avevo 8 anni”
“Avevo 8 anni, tifavo Juve, venire qui non è stato difficile – ricorda Fabio Miretti – C’era l’interesse del Toro, poi è arrivata la Juve. Il servizio navetta che metteva a disposizione la società era una comodità per tutti, io e la mia famiglia abbiamo scelto la Juve. Essere cresciuti nel settore giovanile ci fa arrivare in prima squadra pronti. Sappiamo l’importanza di cosa vuol dire vestire questa maglia, cosa ci chiede la società. I nostri doveri verso la società. È una questione di identità – insiste – che ci portiamo dentro da tanti anni. All’interno ci un contesto come la prima squadra, parlo per me, il mio compito è imparare dai giocatori più esperti. Non quello di trasmettere valori che sanno già. Quello che faccio io è solo imparare. La cosa più difficile che ho dovuto affrontare lo scorso anno è stato l’adattamento sia fisico, dal punto di vista della forza, della velocità, della tecnica. I livelli sono diversi da Under 19, Under 23 e prima squadra. L’aspetto psicologico mi ha messo in difficoltà anche: il doversi abituare ad allenamenti, partite in Under 23 a quelli in prima squadra. Quando ho iniziato a giocare a calcio il mio idolo era Nedved, che è oggi il nostro vicepresidente, poi man mano che crescevo ho cambiato ruolo e ora il mio punto di riferimento è De Bruyne. Primo giorno in prima squadra? Essere qui per me, che ho fatto tutto il percorso nel settore giovanile è un sogno. Un motivo d’orgoglio. A volte non ti accorgi della fortuna che hai, lo sottovaluti. Ma quando ti fermi a pensare ti senti orgoglioso di tutti i sacrifici fatti. Per la questione del prestito non so, sono rimasti qui quindi le mie forze e il mio pensiero sono concentrato alla Juve. Cosa mi ha impressionato del PSG? La velocità e la qualità con cui eseguivano ogni movimento. Tutto quello che facevano lo facevano al massimo con qualità”.
Fagioli: “Giusto andare in prestito a Cremona”
Occasione d’oro quest’anno, anche per Nicolò Fagioli: “Essere qua da tanto tempo è un vantaggio per noi, perché sappiamo cosa ci aspetta e possiamo essere un esempio per chi è ora nel settore giovanile di arrivare in prima squadra. Mi sono allenato con tantissimi campioni, tra cui Ronaldo ed è stato un grande vantaggio. A 17 anni ho fatto la prima tournée con Allegri, poi sono andato in Under 23 e poi ho fatto 6 mesi con Pirlo. Sono andato in prestito, è stata una scelta azzeccata non solo per la promozione in A, ma anche perché ho trovato continuità. Il mio sogno era quello di rimanere in pianta stabile. 4/5 anni facevo su e giù. C’era la possibilità del prestito quindi sono contentissimo così. Penso che l’Under 23 è stata importante perché il passaggio tra Primavera e prima squadra è ampio. Confrontarsi con giocatori professionisti aiuta molto a crescere per poi diventare più pronti in prima squadra. È stata una scelta giustissima”.