Dalla doppia gioia al dolore
La vittoria della Juve al Camp Nou e l’eliminazione dell’Inter avevano dato due gioie, poi la morte di Paolo Rossi
E’ stata un immensa gioia vincere al Camp Nou. Un 3-0 netto come nessuna squadra italiana aveva ancora mai fatto su quel campo. Devo dire mi ha riconciliato con il calcio e con questa Juventus di Pirlo che ancora non ingrana a dovere. Il derby era stato giocato male. Poi era arrivata la consueta vittoria in extremis. Bella e godereccia ma non poteva dissipare i nostri dubbi. Restava la speranza che il derby rilanciasse nuovamente la Juventus. Non sarebbe stata la prima volta e chi legge sa di cosa parlo. Corsi e ricorsi. A Barcellona l’abbiamo fatta da padrone, loro non stanno in un periodo meraviglioso di forma ma non è che noi, come appunto ho già ricordato, brillassimo. Non è mai facile contro Messi. Non è mai facile contro squadre che in Champions trovano motivazioni. Alla fine abbiamo giocato bene e fatto 4 gol senza prenderne alcuno. Mi è piaciuta la sofferenza messa in campo. Non sono affatto un estimatore del calcio tutti avanti e poi vinciamo o perdiamo 4-3. Preferisco una squadra quadrata che segna e non si fa segnare. Una squadra che sa quando la partita ha momenti in cui si può premere e altrettanto conosce i momenti in cui si deve soffrire. Devo dire che da questo punto di vista la partita mi ha soddisfatto appieno. Ora abbiamo coscienza che questa Juve puo’.
Conte dà ancora soddisfazioni
A gioia si è aggiunta gioia il mercoledì sera. I nostri rivali dell’Inter non solo han fatto pena, ma hanno raggiunto livelli infinitesimali di ridicolo. Ultimi nel girone, eliminati anche dall’EL. Fuori da tutto insieme a squadre come il Midtjylland e il Ferencvaros, il Basaksehir e Lokomitv Mosca. Davvero una magra figura con un danno economico non indifferente che si aggiunge a quello sportivo e lo aggrava. Oltre allo show post partita del nostro ex allenatore Conte che è sempre più grottesco e imbarazzante davanti alle telecamere. Non mi capaciterò mai abbastanza di quanto si debba ringraziare il nostro presidente Agnelli per averci tolto davanti un tale rompiscatole. E pensare che per molto tempo è passato pure per un “mago” del pallone. Uno che non passa un turno di Champions da mille anni a questa parte, con l’aggravante di farsi comprare i giocatori che vuole lui (salvo pure ripudiarli) e che dulcis in fundo prende lo stipendio più alto della Serie A. C’è da prendere i popcorn per vedere come gestirà questa situazione da qui a fine anno. Chissà che presto nello spogliatoio nerazzurro volino gli stracci.
Per quanto riguarda le altre italiane, Lazio e Atalanta non ho complimenti da fare, non sono ipocrita. Non le guardo e non le gufo, ma preferisco tranquillamente che escano quando è possibile. Anche per una questione di opportunità. Agli ottavi non si possono incontrare squadre della stessa nazione e il passaggio come seconde di Lazio e Atalanta incanala il nostro sorteggio verso un ottavo più difficile. Se non si fossero qualificate avremmo avuto l’opportunità di incontrare una fra Brugge e Ajax oggi, con Lazio e Atalanta nel tabellone aumentano le possibilità di incontrare una fra Atletico Madrid, Siviglia e Lipsia che è sempre una semifinalista della scorsa edizione.
Ciao Pablito
Purtroppo dopo tanta gioia, poi è arrivata la doccia fredda. In questo 2020 particolarmente funesto è venuto a mancare anche Paolo Rossi. Per me che sono del 1972 ha rappresentato il primo eroe in bianconero. Era il mondiale di Spagna dell’1982 e lui con i suoi gol ci aveva trascinato alla vittoria finale. Non scorderò mai che la stampa non ce lo voleva al mondiale. Intanto i media spagnoli spingevano per il romanista Pruzzo che era stato capocannoniere e poi Rossi veniva da una squalifica di due anni per calcio scommesse che poi si rivelerà ingiusta. Verrà assolto, ma intanto perderà due anni di carriera. L’assurdo che di anni glie ne avevano dati 3 e poi uno gli era stato tolto. Quell’anno tolto gli permetteva di andare al Mondiale e la stampa lo trovava ingiusto. Arrivati al Mondiale con Pruzzo non convocato era la volta della stampa milanese che puntava sull’allora astro nascente Altobelli e spingeva per vederlo titolare. La stampa milanese che aveva anche essa il dente avvelenato perché Bearzot aveva lasciato a casa Beccalossi. Ricordo dopo il girone eliminatorio che scrissero che sarebbe stato meglio ritirarsi dal Mondiale. Paolo Rossi era il raccomandato. Il cocco di Bearzot. Dopo 2 anni che non giocava era rientrato a Maggio come poteva giocare i mondiali con così poca preparazione? Fu il capolavoro di Bearzot che si fidava di questo giovane ragazzo di provincia. Paolo Rossi fa il capocannoniere e diventa campione del Mondo con il blocco Juve. Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli e Rossi appunto. Poi tutti sul carro come nel 2006. Politici e giornalisti. E noi bambini con i lucciconi agli occhi per quella maglia numero 20. Fece piangere due nazioni l’Italia di gioia e il Brasile che aveva una nazionale incredibilmente forte. Brasile che pure gli portò sempre un immenso rispetto. Oggi è un giorno veramente triste. Con Paolo Rossi muore un pezzo di quel bambino che era in me.
Ciao #Pablito, sarai per sempre il nostro bomber pic.twitter.com/I9JNXlraJZ
— JMania.it (@JManiaSite) December 10, 2020