Juve: col Barcellona troppi segnali negativi
Al momento non c’è uno straccio del gioco promesso da Pirlo a inizio stagione e diversi elementi scendono in campo col pannolino
Sono talmente tante le cose che non vanno in questa Juve che si fa davvero fatica a scegliere da dove iniziare. Partiamo inevitabilmente da alcuni numeri emblematici della gara col Barcellona: due gol subiti (ma sarebbero potuti essere diversi di più se Messi e soci non avessero giochicchiato sotto porta), zero tiri in porta da parte dei campioni d’Italia (non succedeva dalla stagione 2003-2004), un’espulsione (l’ennesima di questo inizio di stagione nel quale sembra non riusciamo a chiudere una partita in 11 contro 11). A fine gara il mister dice che è una sconfitta che aiuterà a crescere e che si deve fare un percorso prima di poter arrivare a giocarsela con questo Barcellona.
Sorvolando sulla prima parte, che mi pare più che altro una frase di circostanza, la seconda è la fotografia perfetta di Juventus-Barcellona. Nonostante stiamo parlando del Barcellona di livello più basso della storia recente, al momento s livello tecnico, tattico e mentale ci sono 10 spanne sopra. Se n’è avuta prova sin dai primi 15 minuti, quando potevamo essere sotto di tre gol senza colpo ferire. La Juve per poter creare qualcosa doveva spingere al massimo, loro diventavano pericolosissimi anche senza andare a ritmi folli. Ieri sera il Barça ha giocato esattamente come Pirlo dice di voler fare giocare la sua squadra: possesso palla rapido, riaggressione alta e occupazione costante degli spazi.
Dov’è il calcio promesso da Pirlo?
Al momento non c’è nulla di tutto ciò alla Juve. Premesso, ci sono attenuanti importanti: non so quante squadre si possono permettere di non avere a disposizione contemporaneamente de Ligt, Ronaldo, Alex Sandro e Ramsey (ci ha detto Pirlo a fine partita che è stato convocato ma era indisponibile, Chiellini ormai facciamo fatica anche a prenderlo in considerazione). Detto questo in campo c’erano comunque diversi elementi che hanno tante partite europee nelle gambe e nella testa: Szczesny, Danilo, Bonucci, Rabiot, Cuadrado, Morata, Dybala… Anche il Barcellona aveva tanti giocani in campo, più giovani dei nostri, ma con un dettaglio: molto più forti dei nostri.
Dybala, Chiesa e Kulusevski in campo col pannolino
A proposito di Dybala, quanto chiede di aumento? No, perché ieri sera come spesso accade quando il gioco si fa duro, è entrato in campo direttamente con il pannolino. Da chi pretende il doppio dello stipendio attuale, ci si aspetta che in campo trascini la squadra, soprattutto dopo essersi lamentato nelle partite precedenti per lo scarso impiego, nonostante non fosse al meglio della condizione.
Spiace che dalla spirale di negatività siano stati attratti anche Kulusevski e Chiesa, due giovani che hanno qualità da vendere, ma anche loro ieri sera avevano le classiche gambe molli di chi è spaventato dall’impegno. Sono riusciti a sbagliare tutto quello che si poteva sbagliare e fa specie che Pirlo abbia impiegato troppo a fare i cambi. L’impressione, non ce ne voglia il mister, è che fin qui si sia sovrastimato, peccando di umiltà. Chi inizia subito con un top club, dovrebbe avere la forza mentale di mettere un freno alle proprie ambizioni e al proprio ego, aspettando tempi migliori per le scelte ardite. Se inizi con 4 giocatori offensivi contro un Barcellona che ti sta distruggendo a centrocampo, forse è il caso di riequilibrare la gara mettendo un mediano in più e togliendo uno di quelli là davanti. A maggior ragione se tre su quattro (si salva solo San Morata) sono in campo giusto per la presenza nel tabellino.
La ciliegina sulla torta è stato l’ingresso di Bernardeschi. Tra me e me ho detto: “Questo è i colpo di grazia per la partita”. Spiace averci preso, perché il ragazzo ha causato goffamente il calcio di rigore dello 0-2, ma è ormai palese che tutto ciò che tocchi si tramuta in cacca. Un re Mida al contrario che sta pagando molto probabilmente un periodo di instabilità personale. Non me la sento di attaccarlo, non l’ho mai fatto e non lo farò oggi, ma credo che per il suo bene sia meglio cambiare aria e cercare di rompere questa specie di maledizioni in cui è finito ormai da troppo tempo.