Jean Claude Blanc e Giovanni Cobolli Gigli indagati per illeciti fiscali
Jean-Claude Blanc e il suo predecessore alla presidenza della Juve, Giovanni Cobolli Gigli, sono indagati dalla Procura della Repubblica di Torino per violazione fiscale. L’ultima verifica della Guardia di Finanza si è conclusa con la segnalazione alla magistratura che in alcuni bilanci del club sono stati inseriti, fra le passività, oneri non deducibili. Si tratta delle provvigioni ai procuratori dei calciatori in occasione degli ingaggi o dei loro rinnovi. La Federcalcio ritiene che questi compensi vadano versati dai club ai calciatori: le provvigioni sono da considerarsi «affari interni» fra loro e i rispettivi agenti. Che a farsene carico siano le società, in nero o con pagamenti ufficiali, è una prassi abbastanza comune. Del resto, vi sono procuratori di calciatori che non sono assolutamente iscritti al relativo albo e si avvalgono di società loro in cui compaiono «veri» agenti Fifa: fatturano in questo modo. La Juventus ha precisato che l’avviso è «un atto dovuto » e si riferisce a oneri dichiarati nel 2006 e 2007 per i precedenti rispettivi anni fiscali. Almeno questa sarebbe la contestazione indicata nell’avviso a comparire inviato a Blanc e a Cobolli dai pm Vincenzo Pacileo e Marco Gianoglio per gli interrogatori previsti negli scorsi giorni. Al posto degli indagati in procura si è presentato l’avvocato Michele Briamonte, legale del club bianconero, che ha concordato con i due magistrati l’invio di una memoria difensiva di Blanc e Cobolli Gigli. È probabile che per l’anno fiscale 2005 le responsabilità possano essere spalmate sugli ex dirigenti. Parte di questi oneri indeducibili corrisponderebbe a rate di provvigioni su ingaggi risalenti ad anni precedenti ancora: «eredità». Così come è altrettanto probabile che i pm prendano in esame anche le provvigioni degli anni fiscali successivi al 2006. A meno che, per il passato prossimo, il club non provveda diversamente. Si parla degli ultimi quattro anni: la lista di contratti e rinnovi è lunga. Si tratta, in buona sostanza, di alcuni milioni di costi inseriti fra le passività dei bilanci e su cui la Juve aveva pagato le imposte di legge: i costi relativi non erano deducibili. Il reato è inquadrato nelle fattispecie delle violazioni fiscali. Dalla Juve si fa notare che dell’accertamento della Guardia di Finanza e della sua conclusione si è data notizia nell’ultima relazione trimestrale della società, così come tutto il resto è riscontrabile dalla lettura dei bilanci.\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it