Moggi: “Sento Agnelli e Allegri, ascoltano i miei consigli”
Luciano Moggi, ex dg della Juventus, si confessa in una lunga intervista concessa oggi, mercoledì 29 agosto, al Corriere dello Sport
Luciano Moggi protagonista oggi di una lunga intervista al Corriere dello Sport che probabilmente farà molto discutere. L’ex direttore generale della Juventus, allontanato dal calcio dopo Calciopoli, ammette di essere ancora in contatto con il mondo Juve: “Con Andrea Agnelli mi sento spesso – riconosce Moggi – , è sveglio, ha imparato tutto. Anche Allegri mi ascolta. Ronaldo a 33 anni non l’avrei preso”. L’ex dg bianconero ha comunque qualche appunto da fare all’attuale dirigenza del club torinese, soprattutto su Higuain (“avrei ceduto prima lui di Cristiano”) e Bonucci (“una czzata dar via Caldara”).
Tornando sui fatti di Calciopoli, poi, Luciano Moggi non ha dubbi su chi fossero secondo lui le cosiddette “anime nere”: “Non ci sono dubbi. Basta ascoltare le intercettazioni: Carraro controllava Bergamo. Muore Wojtyla sabato sera, noi in ritiro a Firenze. Si doveva rinviare a lunedì. La partita fu posticipata di una settimana. Galliani, presidente Lega, intercettato, chiama Costacurta: “Abbiamo spostato di una settimana, così recuperiamo Kakà infortunato…”.” E non finisce qui, perché si passa anche per lo scudetto perso dalla Juventus nella “laguna” di Perugia: “Quella volta del nubifragio a Perugia, ci hanno tolto lo scudetto. Collina, sponsorizzato dal Milan, decise 74 minuti di sospensione. Fossi stato un arrogante dovevo andarmene con la squadra, ma ce l’avrebbero fatta pagare. La gente non le sa certe cose Paparesta chiuso a chiave nello spogliatoio? Una bufala. L’avrei menato quel giorno, ci aveva fatto perdere una partita vinta. Ma che mi metto a chiuderlo nello spogliatoio e buttare la chiavi? Fu una battuta e per quella battuta mi hanno radiato”.
Moggi: “Ero spiato, dovevo difendermi”
Si passa poi allo spionaggio: Moggi sostiene di aver utilizzato le sim straniere poiché sapeva di essere spiato e pedinato dalla concorrenza. “Le schede svizzere le ho fatte per proteggere il mio lavoro. Stankovic, l’avevo preso ma me l’ha soffiato l’Inter con le intercettazioni Telecom. Lotta per non retrocedere, Milan a un punto da noi. Martedì alle 14 Meani chiama De Santis: “Guarda che abbiamo Kakà e Rui Costa diffidati, non li ammonire dopo abbiamo la Juve”. Fosse stato un nostro sodale, avrebbe chiamato l’ufficio inchieste e il Milan sarebbe finito in B. Se ricordi quella partita, De Santis negò un rigore alla Fiorentina e permise a quelli del Milan di menare. Noi zitti. La mattina dopo De Santis chiama Meani: “Hai visto, solo io riesco a non farli parlare quelli…”. Meani: “Te sei un amico, l’ho già detto a Galliani”.”