Ferrara è ormai un ex, ma chi il sostituto?
Da esonerato in pectore, Ciro Ferrara ha pilotato ieri mattina a Vinovo l’allenamento della Juve, calato in un clima vagamente surreale. Sbriciolato nell’animo ma non rassegnato lui, disorientata la squadra, a dir poco. Il destino ha ormai imboccato il Sunset Boulevard. Non è più questione di se, ma di quando: in settimana. E se pure arriverà a San Siro, giovedì in Coppa Italia, non vorrà dire fiducia: solo ritardo nel reperimento di un sostituto a lunga scandenza.\r\nIl licenziamento per giustificato motivo, deciso ma non ancora comunicato, s’è reso obbligatorio per mancanza di risultati, l’unica cosa che conta. Da settimane, si sono smarriti, e quello con la Roma, seppure il meno scandaloso, è solo l’ultimo passo di una discesa agli inferi: ottava sconfitta nelle ultime undici partite, terza filata in casa. E una classifica che sta scivolando sempre più in fretta: Juve sesta, sul pianerottolo dell’Europa League, altro che Champions o scudetto. Per i soldi investiti in estate, sibilano da casa Juve, un’eresia. «Non lascio la nave che affonda», ha ribadito Ferrara: lo faranno scendere, per non andare a picco.\r\nDa ieri notte, così, si cerca di assumere un nuovo comandante, missione complicata a questo punto della stagione. Di questo, e del campionario dei sostituti, Jean-Claude Blanc e Roberto Bettega, presidente e vicedirettore generale, hanno parlato ieri sera a cena, con John Elkann. Due le rotte possibili, presentate al presidente di Exor, azionista di maggioranza del club: dare l’incarico a un tecnico capace di portare l’imbarcazione a destinazione senza ulteriori naufragi, che è poi la qualificazione alla Champions; o affidarsi a un allenatore in grado di guidare un nuovo corso.\r\nQuelli che piacevano in estate non sono prendibili, altri nomi da sogno già comandano bastimenti nemici. Volendo trovare un rifugio part-time, il nome che più offre certezze è quello di Giovanni Trapattoni: storia juventina, carisma e polso. Forse superabile il suo accordo con la federazione irlandese, difficilmente i dubbi del Trap. Si pensa anche a Dino Zoff, che ha cromosomi bianconeri, ma declinerebbe: «Se mi chiamassero, direi di no». I quattro anni d’assenza da una panchina, hanno annidato incertezze in chi lo dovrebbe scegliere. Sul menù dei candidati, o auto-candidati, ci sono Claudio Gentile, Gianluca Vialli, che però fa altro mestiere da anni ed è escluso dalla proprietà, e Michael Laudrup, reduce da un esonero (dallo Spartak Mosca). C’è pure Alberto Zaccheroni, esperienze d’alta quota e scomodi fallimenti.\r\nCandidati più «credibili», se si rischia l’elezione di un tecnico da tenere pure per gli anni che verranno. Il migliore, per capacità, esperienza e trofei razziati resta Guus Hiddink. Come pure rimane una (superabile) controindicazione il costo: per il suo ingaggio, e per lo stanziamento di fondi che richiederebbe sul mercato. Nel panorama internazionale vagano senza impiego anche Marco Van Basten, che però non sembra entusiasmare la dirigenza, e Luiz Felipe Scolari: conosce il calcio, ha vinto un mondiale, ma ha toppato di brutto la chance con il Chelsea. Dove, in parte, rimediò proprio Hiddink. Questi i nomi, anche se la Juve sta scandagliando l’elenco, ridotto, di chi una panchina non ce l’ha. E che non sarà più di Ciro, è l’unica cosa certa. Anche se pure nella nottataccia della Roma, Jean-Claude Blanc ha tentato l’ultima salvataggio di Ferrara, nella riunione con Bettega e il direttore sportivo Alessio Secco. Fino alla resa: con questi risultati, è un allenatore indifendibile.\r\n\r\n(Di Massimiliano Nerozzi per La Stampa)