Calciopoli, depone Cellino: “Tutti chiamvamo i designatori, anche io”
Si è conclusa l’ultima udienza dell’anno solare 2009 del processo Calciopoli. La presidente del Tribunale Casoria, presenti Moggi, Fabiani, Bertini, De Sanctis e Ambrosini tra gli imputanti, ha dovuto prendere atto del’assenza giustificata da motivi familiari (ha appena partorito la moglie) del tenente colonnello Attilio Auricchio, l’allora capo del nucleo investigativo dei carabinieri agli ordini dei pm Narducci e Beatrice.\r\nL’udienza si è poi protratta con l’interrogatorio-fiume del presidente del Cagliari Massimo Cellino, finalmente in aula dopo essere mancato per due volte, facendo richiesta dell’accompagnamento della forza pubblica. La lunga deposizione di Cellino è piena di contraddizioni, più volte viene richiamato dal presidente Casoria. La deposizione di Cellino si svolge tra imprecisioni, “si diceva che” e un continuo richiamo a voci di corridoio della Lega Calcio, senza però fornire prove al di là delle sue personali convinzioni. Le partite sulle quali viene interrogato Cellino sono Fiorentina-Cagliari, Reggina-Cagliari e Cagliari-Juve.\r\nI pm incalzano Cellino riferendogli alcuni passaggi dell’interrogatorio che lui in parte corregge come quando in riferimento ad una telefonata per la quale dice ammiccando “Si sa di che colore è la Reggina” durante la deposizione dice: «Si diceva che la Reggina fosse vicina a Moggi. Oggi tante di quelle cose non le direi. Del fatto poi che gli arbitri di Roma 1 fossero vicini alla Gea mi parlò Dal Cin. Ma io Fabiani non lo conoscevo neanche, parlai con l’uffico indagini non avendo prove, altrimenti avrei denunciato». Sulle lamentazione sugli arbitraggi di Cagliari-Juve 1-1 di Racalbuto, Cellino si lamenta del fatto che le proteste più pesanti fossero state degli juventini, ma che l’arbitro avrebbe intimorito solo i cagliaritani. Poi, però, il presidente del Cagliari ammette: «Queste cose capitano ancora oggi. Se certi atteggiamenti con l’arbitro ce l’ha Daniele Conti prende l’ammonizione, Totti invece no, e comunque questo tipo di trattamento con le grandi il Cagliari lo subiva da ben prima che arrivasse Moggi. Anche se da un paio d’anni capita meno».\r\nCellino riferisce poi di un Milan-Cagliari (vittoria dei rossoneri per lo scudetto): «Tombolini era terrotizzato, ma secondo me aveva arbitrato bene. Mi disse ‘dillo a tutti che ho arbitrato bene e anche a Luciano dillo’ anche se a mio avviso quel buon arbitraggio fu macchiato da un errore che portò al gol del Milan». Poi un colpo di scena che probabilmente innescherà una querelle legale ulteriore: ‘Ha mai sentito parlare di un’azione di soldi?’, gli chiede il pm. Cellino riparte con i si dice sotto giuramento: «In Lega dicevano che Franza fosse pieno di debiti per i soldi da dare al suo ds Fabiani per gli arbitri. Erano luoghi comuni, voci di corridoio e con Franza non ho mai parlato di arbitri». Poi cade in contraddizione su due circostanze: «Dei disegnatori avevo la massima fiducia, erano due ottime persone e avevo ottimi rapporti. Qualche volta, due o tre l’anno, li chiamavo per le mie rimostranze».\r\nA fine udienza Moggi chiede di parlare e attacca: «Cellino ha detto che Fabiani era stato un dirigente della Juve prima di andare al Messina. Ebbene, Fabiani non è mai stato dirigente della Juve a nessun livello, qui poi sentiamo interratori come questo e capiamo che il processo si fa sui si dice. Che c’entro io con Reggina-Cagliari e Fiorentina-Cagliari, io sono qui perché ero amico di Foti e Della Valle (che Cellino aveva descritto come «uno che aveva chinato il capo») e tra i si dice c’è pure Franco Baldini che ha dichiarato che la Juve vendeva a prezzi esorbitanti i suoi giocatori al Messina in cambio di favori arbitrali. Ebbene, controllate. Al Messina abbiamo girato tutti giocatori gratis, al massimo per 100.000 euro e gli abbiamo pagato tanti soldi per la valorizazzione dei nostri giocatori».\r\n(Credits: Tuttosport)