Telecom: già nel 2003 un allarme interno sugli “spioni”

Un audit di Telecom Italia finora mai emerso e che fin dal 2003 denunciava l’abuso della “procedura semplificata” per i pagamenti effettuati dalla Security. Sarebbe questo, secondo le prime indiscrezioni, uno dei punti salienti del “rapporto Deloitte”, un compendio di tutte le anomalie avvenute sotto la gestione di Marco Tronchetti Provera. E in base al quale gli attuali consiglieri di Telecom Italia saranno chiamati a decidere se procedere o no all’azione di responsabilità contro i vecchi vertici. Il dilemma sarà probabilmente posto al consiglio di amministrazione di Telecom Italia il prossimo 16 dicembre, quando sul tavolo dei consiglieri arriverà il “rapporto Deloitte”, o un sunto, insieme con due pareri legali, il cui compito sarà proprio quello di aiutare i consiglieri a scegliere. Il primo sarà redatto dallo studio Paul Hasting, mentre il secondo dallo studio Bonelli, Erede & Pappalardo.\r\nSecondo le prime indiscrezioni, il rapporto è diviso in quattro parti. La più corposa riguarda le vicende della Security, già in scena al Tribunale di Milano. Oltre a ripercorrere il processo, i consulenti hanno analizzato la società, la sua governance, chi ricopriva le varie funzioni della Security e le procedure con cui si acquistava “sicurezza”. Queste erano sostanzialmente di due tipi, una ordinaria e una semplificata e proprio l’abuso della procedura semplificata sarebbe stata al centro di un audit effettuato già nel 2003 da Maurizio Nobili, ai tempi uno dei revisori aziendali. Un allarme caduto nel vuoto, visto che qui si potevano annidare falle nel sistema. Di fatto poi la ricompensa delle fatture degli investigatori privati Emanuele Cipriani e Marco Bernardini, tra i protagonisti dei dossieraggi illeciti, è passata proprio attraverso questo canale. La cattiva gestione della sicurezza avrebbe arrecato alla società danni riscontrabili per circa 50 milioni di euro, mentre non sono stati quantificati da Deloitte i danni di immagine e di reputazione.\r\nUna seconda parte si occupa della questione Telecom Italia Sparkle, la frode Iva sul traffico telefonico internazionale. E lo fa non nel suo insieme, ma solo in un aspetto marginale, perché la parte più corposa, anche dal punto di vista dei danni (circa 400 milioni di euro da risarcire al Fisco), è stata lasciata al Tribunale di Roma, dove la società ha chiesto di costituirsi parte civile. Deloitte analizza il traffico telefonico solo delle controllate di Singapore e di San Marino di Telecom Italia Sparkle e denuncia le varie anomalie, ma lascia fuori la controllante depotenziando di molto il valore finale degli eventuali danni.\r\nUn terzo punto del rapporto passa in rassegna il caso delle sim card con intestazioni fittizie e giunge a stigmatizzare il sistema di controllo dei rivenditori, i “dealer Telecom” lasciati spesso liberi di fare quello che volevano. Deloitte ha conteggiato tra i 20/30 e i 60/70 milioni di euro i danni subiti per la carenza di controllo nel commercio di sim false. L’ultimo punto, infine, si occupa delle vendite anomale di servizi premium e dei terminali, ponendo l’accento sugli aspetti gestionali e di nuovo sulle procedure di controllo.\r\nIl consiglio del 16 non sarà dirimente, ma prenderà atto solo della documentazione prodotta. La decisione sull’azione di responsabilità dovrebbe slittare al prossimo anno, verosimilmente a gennaio, quando si inizierà a lavorare all’ordine del giorno dell’assemblea annuale. La stessa riunione in cui gli azionisti dovranno esprimersi sul rinnovo del mandato dell’attuale amministratore delegato, Franco Bernabè.\r\n\r\n(Di Walter Galbiati per ‘La Repubblica’)