Sempre meno goal nel campionato italiano: penultimi in Europa

Sorprende la Lazio, delude l’Inter sfibrata dal «triplete» e da Mourinho. Sgommano Milan e Juve, affamate di riscossa, tiene duro la Roma in vendita. E ancora: ci sono troppi infortuni, un solo allenatore esonerato e soprattutto il minimo quasi storico di 8 punti fra la capolista e la decima in classifica. Impossibile definire noiosa una Serie A del genere. Attenzione, però: l’equilibrio garantisce interesse e tensione, non certo il divertimento. E allora, superata la boa del primo quarto di campionato, forse è il caso di toccare il tasto più dolente dell’inizio di stagione: sono spariti i gol. Mai così pochi, in 10 giornate, da quando la vittoria vale 3 punti: 223 in 100 partite, per una media di 2,23 per gara, la peggiore degli ultimi 17 anni. Battuto il record negativo di due tornei fa (2,28), pericolosamente vicino il 2,18 del 1993/1994, ultima stagione prima della riforma che, dando più valore ai successi, mirava a ridurre i pareggi e a far aumentare le reti. In altre parole, a migliorare lo spettacolo. Che quest’anno, al contrario, latita.\r\nUmiliato nel Mondiale sudafricano, sempre più in difficoltà nelle coppe, il nostro calcio in crisi trova così un’altra classifica per la quale arrossire: fra le 5 più importanti leghe europee, è qui che si segna di meno. E soltanto allargando l’indagine si scopre che l’unica a star peggio è la Grecia (2,09 di media), mentre persino il tradizionalmente anemico Portogallo riesce a vedere più gol (2,25). Tutto italiano, invece, è il poco eccitante primato degli 0-0: è finito così il 13% delle partite. E poi, contabilizzando l’incidenza di strutture inadeguate, l’invadenza della tv e l’introduzione della tessera del tifoso, c’è ancora qualcuno che si chiede perché gli stadi sono sempre più vuoti.\r\nFra questi, di certo, non c’è Arrigo Sacchi: «La colpa vera è della mancanza di emozioni e di coraggio. Il nostro è il calcio della paura: si attacca in due e si difende in dieci». Specie quando, con valori livellati (verso il basso) come in questa ripartenza post-Mondiale, i risultati contano tantissimo fin da subito. A ben guardare, finora, la differenza in negativo l’hanno fatta i pochi gol delle big. E gli spettacoli modesti proposti nei primi scontri al vertice. Tolti Napoli-Milan e Milan-Juve (doppio 1-2), reti ed emozioni col contagocce da Inter-Juve 0-0 al 2-0 giallorosso (ma su rigore) nel derby romano.\r\nSolo la Juve (21 gol all’attivo) viaggia sopra la doppietta per gara. La Lazio comanda con un mini-bottino di 13 reti, l’Inter campione di tutto è persino più anemica (12). Da Mourinho a Benitez, un anno e molti infortuni dopo, i nerazzurri hanno più che dimezzato il loro «score» (26) dopo 10 turni. «Ma nel 2009 segnava Milito – ha ricordato con il solito garbo il Rafa iberico -. E io adesso lo sto ancora aspettando». In compenso, ha lo scatenato Eto’o, uno dei pochi bomber ad aver migliorato il rendimento da una A all’altra. Sull’altra faccia della medaglia, molto più affollata, stanno Di Natale, Pazzini, Totti, Miccoli, Amauri, Hamsik e Paloschi. Gente che, fra cali di forma e ko, ha già smarrito un tesoro di 35 gol. Quel che basterebbe per ritrovarsi d’incanto sui livelli di realizzazione della Premier inglese.\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico