Scommessopoli: Roma, Genoa, Fiorentina, Lecce e Cagliari le squadre di A coinvolte

Roma, Fiorentina, Genoa, Lecce e Cagliari. Sono queste le cinque squadre di Serie A al centro delle tre partite ritenuti truccate e rivelate agli inquirenti da uno dei nuovi “collaboratori” dell’indagine sul calcio scommesse. A indicare i cinque club è stato venerdì scorso proprio il dentista Mario Pirani, al centro dell’associazione che truccava le gare: lo ha fatto nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Cremona, Guido Salvini, e di nuovo lo farà domani con il procuratore Roberto Di Martino che lo ha convocato per ottenere ulteriori spiegazioni.\r\nLe tre gare non erano state sfiorate dall’inchiesta di Cremona prima dell’interrogatorio di Pirani. Per questo gli investigatori dovranno vagliare e verificare le dichiarazioni del dentista con il vizio delle scommesse: perché la procura possa parlare ufficialmente di partite truccate è necessario avere riscontri esterni. Pirani al gip ha raccontato spontaneamente delle “tre partite sicure” giocate dall’associazione premettendo però di non aver avuto una conoscenza diretta di chi, come e per quanto avesse indirizzato le gare: ha invece detto di aver saputo che la cricca stava investendo molto denaro sulle gare che poi si sono concluse con il risultato previsto.\r\nQueste cinque squadre di A non sono le uniche sulle quali lavoreranno questa settimana gli agenti della Mobile di Cremona, diretta da Sergio Lo Presti, che stanno conducendo le indagini. Oltre che su Roma, Fiorentina, Genoa, Lecce e Cagliari lavoreranno anche sulla neopromossa Siena e sul Bologna. Il nome della squadra toscana compare in alcune intercettazioni telefoniche tra Massimo Erodiani e Marco Paoloni, gli altri due capisaldi dell’associazione a delinquere nel mirino della procura: in un paio di conversazione i due sostenevano che la società toscana avesse pagato alcuni giocatori del Sassuolo per vincere la partita. Al momento nessuno è indagato, ma la procura sta cercando riscontri. Sempre in settimana, probabilmente giovedì, verranno ascoltati come persone informate sui fatti i vertici dell’agenzia di scommesse Skysport365 che ha offerto collaborazione agli investigatori.\r\nLe nuove scosse dell’inchiesta sul calcio scommesse finiscono per strattonare il destino del pallone a Siena. La svolta parte da uno dei personaggi chiave dello scandalo e termina dentro il verdetto della sfida fra i toscani ed il Sassuolo: «Ha pagato i giocatori del Sassuolo…», così in un’intercettazione Massimo Erodiani, gestore di due agenzie di scommesse a Pescara ed Ancona, nella partita finita 4 a 0 per i bianconeri. Il club del presidente Massimo Mezzaroma si infuria («Assistiamo con profondo sconcerto all’amplificazione di dichiarazioni già conosciute da sei giorni e del tutto inattendibili», così una nota della società) e si affida al lavoro della magistratura così come ha annunciato di fare l’altra squadra di B pesantemente coinvolta nel caos, ovvero l’Atalanta.\r\nIl campionato cadetto trema, quello dei grandi potrebbe farlo presto proprio nelle ore in cui i palazzi dello sport italiano scendono in campo giocando in contropiede come mai prima. Il livello di guardia è superato, l’allarme rosso impone misure immediate e drastiche: così in un vertice straordinario di domenica mattina, Coni e Figc hanno segnato il cammino. Il punto di partenza prende in ostaggio il codice di giustizia sportiva per modificarlo in alcuni suoi capitoli. D’ora in avanti, tolleranza zero per chi non collabora e per chi scommette, con innalzamento delle pene per i singoli tesserati (i 18 mesi di squalifica oggi previsti come sanzione massima potrebbero diventare quella minima) e per i club coinvolti. Soprattutto, sarà l’accorciamento dei tempi dei processi sportivi la vera rivoluzione.\r\nGli 007 della Figc sono in affanno in fatto di numeri e gettoni di presenza (31 gli euro previsti come rimborso spese). E lo sono ancor di più perché sull’ufficio di procura federale incombe da tempo la sindrome del traditore, di colui che spiffera i segreti istruttori. Così, il pm del pallone Stefano Palazzi ha di fatto ridotto il già esiguo numero dei suoi vice fidati e quello della diffidenza è un peso che si fa sentire anche dall’esterno: gli stessi investigatori della procura di Cremona sono piuttosto prudenti nel trasferire le loro carte di inchiesta alla Figc. La rivoluzione della tempistica dei procedimenti sportivi è legata, dunque, all’esigenza del presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, su invito dello stesso numero uno del Coni Gianni Petrucci, di garantire un doppio grado di giudizio breve: anche nell’ordinamento del pallone verrà introdotto con norme ad hoc da varare in Consiglio federale una specie di rito per direttissima per reati come, appunto, quello delle scommesse con conseguente illecito (o tentato illecito) per alterare il risultato delle partite.\r\nIl calendario per le mosse dei palazzi dello sport è segnato. Prima la Giunta del Coni (questo pomeriggio), poi il Consiglio federale (giovedì) e l’approvazione delle modifiche al codice di giustizia sportiva. Ma dall’incontro fra Abete e Petrucci è uscito anche l’invito alle istituzioni statali perché non lascino il calcio impantanato con i suoi problemi. Il ministero dell’Economia, quello della Giustizia e dell’Interno dovranno fare la loro parte all’interno di una struttura che avrà il compito di prevenire fenomeni come le scommesse illegali. Più mezzi e strumenti per agire, chiede il pallone italiano. Ma anche maggiori investimenti economici per evitare nuovi scossoni. Si pensa ad una sorta di commissione «anti-truffa» dove far pervenire le segnalazioni dei Monopoli di Stato sui flussi anomali di giocate. Atalanta, poi Siena. Gli 007 aspettano ancora le carte dalla procura di Cremona per poter cominciare le proprie audizioni in un lavoro che dovrà terminare con i deferimenti dopo la metà di luglio e far partire, così, i processi sportivi. Sullo sfondo si intrecciano rumors e indagini: da Napoli arriva notizia di una gran mole di scommesse dei clan della camorra all’intervallo di un Napoli-Parma del 19 aprile 2010, tutte sulla vittoria degli emiliani puntualmente verificatasi.\r\n“Sono arrabbiato, molto arrabbiato… Se uno dice che un altro è il referente, ma quell’altro non ne sa niente, ditemi voi che storia è questa…”, così intanto Cristiano Doni, simbolo dell’Atalanta, commenta quanto sta emergendo dall’inchiesta di Cremona. Doni è il vice presidente dell’Anc, ma, soprattutto, il nome al centro del corto circuito delle scommesse che ha preso in ostaggio il campionato di serie B. “Io con tutta questa cosa non c’entro niente, ne uscirò bene. Io ho dei valori morali a cui non ho mai derogato…”, racconta Doni agli iscritti o cofondatori del sindacato dei calciatori. Lui, il capitano dell’Atalanta, alla nascita dell’Anc ha lavorato con impegno e dedizione fin dal momento in cui ha capito che nel panorama italiano si erano creati i presupposti perché una sigla di versa da quella storica dell’Aic trovasse spazio. In queste ore di tempesta, all’interno dell’Anc è il momento delle riflessione, ma, spiega Paolo Conti, direttore generale dell’associazione, “nessuno mette in dubbio l’operato di Cristiano, a cui ognuno di noi ha confermato la propria fiducia: stiamo parlando di un giocatore che ama la sua squadra, la sua città e il calcio, sua vera passione di una vita”.\r\n\r\nCredits: Repubblica e La Stampa