Rizzoli: “Nessuna testata da Bonucci, l’ho spinto io”

Nicola Rizzoli, arbitro internazionale che di recente ha diretto il derby di Torino, torna a scagionare ancora una volta Leonardo Bonucci

Nicola Rizzoli, arbitro internazionale che di recente ha diretto il derby di Torino, torna a scagionare ancora una volta Leonardo Bonucci. Qualcuno, tramite alcuni fotogrammi ben selezionati, ha voluto far credere che il difensore della Juventus abbia dato una testata al direttore di gara e l’abbia fatta franca, in realtà le cose sono andate diversamente. Premiato a Bologna dalla Fondazione “Dopo di noi onlus”, di cui è testimonial, Rizzoli ha colto l’occasione per tornare su quell’episodio:\r\n\r\n“Bonucci non mi ha dato nessuna testata. Sono stato io a spingerlo – ammette – , per allontanarlo dal giudice di linea. Il giocatore ha semplicemente esagerato nelle proteste. Non c’è stata testa contro testa, le immagini non danno il senso vero di quel che è successo. Ci fosse stata la testata, non mi sarei limitato al cartellino giallo”.\r\n

Rizzoli e la cultura calcistica

\r\nInsomma, nessun complotto, nessuna disparità di trattamento rispetto a Gonzalo Higuain, stangato con quattro giornate per quanto accaduto ad Udine. Pur non entrando nel merito dell’episodio, Rizzoli lascia intendere che ci siano addetti ai lavori, come giornalisti e dirigenti, che esasperano troppo l’aria che si respira attorno al campionato, rischiando di innescare la miccia in qualche esagitato che non aspetta altro:\r\n\r\n“Non entro nel merito dell’episodio – continua Rizzoli – e faccio un discorso più ampio sui gesti violenti di molti giocatori. Ho visto un video di violenza inaudita di un calciatore di seconda categoria che, appena espulso, ha rifilato un calcione all’arbitro. Chi gioca in A deve sempre tenere conto che costituisce un esempio per chi sta alla base della piramide. C’è troppa esasperazione e scarsa conoscenza delle regole da parte di tutte le componenti del mondo del pallone, noi come arbitri dobbiamo avere l’umiltà di fare il mea culpa quando sbagliamo per migliorare la cultura calcistica. Gli altri (giocatori, dirigenti, allenatori e giornalisti) dovrebbero fare lo stesso”.