Oliviero Beha: “Moratti a processo come Moggi”

behaTripudio di calcio, uova di cioccolato e sorprese nel sabato di Pasqua. Effettivamente il campionato vive una serie di situazioni incerte e ben sceneggiate. L’Inter di un Balotelli come Lazzaro per una pacificazione interna non si sa quanto duratura, la Roma di Totti e Toni che mostra una maturità rara, il Milan che comunque, anche in un periodo opaco, sta sotto e fa punti aspettando il destino (e la Champions dell’Inter, e la stanchezza della Roma). Nessuna sorpresa specifica, dunque, ma con il senno di poi. Che stiano tutt’e tre in opistotono (lo status dell’uccello – ornitologia… – quando contrae retrattilmente tutto se stesso attendendo gli eventi) è già sorprendente. Non sorprende neppure la marcia a rilento delle candidate nella zona Champions-Europa League, mentre ormai due squadre sembrano avere imboccato la discesa in B, Livorno di nuovo orbo di Cosmi, e Siena. L’Atalanta non molla ma alla prossima le tocca la Roma. Invece uova di Pasqua fondenti e al latte (entrambe con sorpresa) fuori dal campo. Dico di Calciopoli e dei suoi sviluppi. Cominciamo da quelle al latte. Su questo giornale avete letto domenica la trascrizione della telefonata di Moggi a Bergamo del 9 febbraio 2005, esemplare documentale del cosiddetto sistema-Moggi. Di qui anche l’occhiello della pagina, semplicemente Moggiopoli. Per queste ed altre telefonate Moggi e Bergamo sono stati cancellati dalla giustizia sportiva nel 2006 e sotto processo per associazione a delinquere attualmente presso il Tribunale di Napoli. È storia nota. Questa ed altre telefonate riportate ieri l’altro sono da quattro anni di dominio pubblico, e non per caso. Dunque qui la sorpresa non c’è. Allora perché vengono riprodotte per l’ennesima volta? È spiegato chiaramente. Per controbattere “un’informazione smemorata e superficiale” che mette qualcosa “sullo stesso piano dei gravissimi fatti emersi a carico delle dirigenze della Juventus, del Milan, della Fiorentina e della Lazio”. Insomma le quattro castigate dalla giustizia sportiva prendendo a riferimento la “cupola” del sistema-Moggi. Quindi sorprese pasquali, nessuna. Se non la benemerita intenzione di fare memoria su Moggi, collegata a quel “qualcosa”. Ma che cos’è questo “qualcosa”? Sono la prima “sorpresa” pasquale, nelle uova al cioccolato fondente uscite sabato qui come su tutti i giornali. Dentro, le trascrizioni finora inedite delle telefonate tra Moratti, altri dirigenti interisti e Bergamo sugli stessi temi (designazioni, gradimento ecc. ) imputati a Moggi. Ma proviamo a sostituire il nome di Moggi a quello di Moratti nella telefonata trascritta per vedere -alla Jannacci- neppure tanto di nascosto l’effetto che fa. E ancora: ma se la giustizia sportiva ha già operato con le sue sbrigative sentenze, e invece quella penale nella fattispecie nei confronti del cupolone Moggi ancora no, non sarà il caso intanto di rimanere alla prima? E Moratti non ha sempre negato finora pubblicamente, e per quattro anni, mentre riscuoteva scudetti a tavolino, di aver fatto telefonate a chicchessia? Dunque c’è già una menzogna in ballo: che non assolve Moggi, ma ci fa fare un passettinoserio avanti. Se in ballo c’era per la giustizia sportiva la violazione dell’art.1 delle Carte Federali sulla lealtà sportiva e altre menate del genere…, Moratti mai entrato in questa inchiesta deve essere processato dalla Procura Federale come Moggi. Soltanto per assolverlo, naturalmente, per vedere le differenze, per non essere costretti a passare da Moggiopoli a Morattopoli, cosa che a molti dispiacerebbe di certo. La “discarica Moggi” era stata chiusa dal Ministro per l’Ambiente rotondocratico ormai da tempo. Riaprirla vorrebbe dire munirsi di maschere per il tanfo: ma quale? Quello già dentro o quello ancora fuori? Nel frattempo i due pubblici ministeri del processo di Napoli, oggi Narducci e Capuano, ieri Narducci e Beatrice che mi hanno fatto l’onore della citazione in un’intervista a “L’Espresso” di tre anni fa (“l’unico che ha capito è Oliviero Beha e per questo non lo fanno scrivere…”) hanno avuto un’uscita sorprendente. Hanno affermato che “le vittime non devono diventare i colpevoli”, frase che ha fatto il giro mediatico del mondo. Non so a voi, ma a me è sempre parso importante nel quadro “della separazione delle carriere” che gli inquirenti facessero gli inquirenti (e sono certo che i PM lo stanno facendo nel modo migliore possibile…) e i giudicanti i giudicanti. E allora che cos’è questa storia di “vittime” e “colpevoli”? Quindi sarebbe già tutto deciso? E che cosa significa che le telefonate morattiane non sono state prese in considerazione ? In base a quale criterio? Nessuno ricorda che Narducci nell’ottobre del 2008 a inizio processo a Giraudo con rito abbreviato “escluse tassativamente” l’esistenza di altre telefonate fuori indagini? Se il capo di quelle indagini era l’allora maggiore dei Carabinieri Attilio Auricchio, che oggi da tenente colonnello in aula a Napoli va avanti a colpi di “non ricordo” (e gli inquirenti comprensivi al Presidente di Tribunale: “Può capitare, non le pare ? “…) e citando come fonte i tabellini della Gazzetta dello Sport, forse su queste telefonate “escluse” dall’inchiesta c’è qualcosa da dire? Oppure no? Per soprammercato, altro uovo fondente, mentre si faceva quella meritoria opera di memoria riepilogata… su tutti gli altri giornali (e per quel poco che conta anche per bocca di chi scrive nel corso del Tg3 di sabato) usciva una telefonata “meravigliosa” di Bergamo a Galliani, in cui il designatore (lo stesso “trascritto” con Moggi qui) chiedeva ausilio e “calore, molto calore” al vicepresidente del Milan allora reggente della Lega calcio e anche del Milan stesso (maggio 2005, vigilia di Milan-Juventus decisiva per lo scudetto, e Berlusconi a Palazzo Chigi autosospeso dalla carica al Milan per non infrangere il conflitto di interessi…). Perbacco, sento odor di “Gallianopoli”… E invito a fare lo stesso con Galliani: sostituite il suo nome con quello di Moggi e magari chiedete un nuovo processo sportivo anche per lui. Ma siccome qui la disciplina praticata sembra essere soltanto il penale, e le magagne e le insufficienze della giustizia sportiva, che vedono responsabili anche giudici ed ex giudici in forza ad essa, paiono non avere alcun valore, restiamo anche noi al penale. Per tanti motivi, di cui ho scritto moltissimo, qui e dove ho potuto, e detto ovunque mi fosse possibile, è improprio e distorcente parlare di una Moggiopoli e di un sistema-Moggi senza collegarlo alla vera questione, che è quella di Calciopoli e di un sistema-calcio. Si tratta di conoscere e collegare i fatti, gli arbitri di allora “sicari” – da dimostrare – di Moggi e c. (a proposito, Paparesta ha negato sempre di essere stato chiuso nel famoso spogliatoio: abbiamo deciso noi a tavolino che mente e che quindi invece che di “millanteria disdicevole” Moggi è passibile di “violenza privata”. Ma insomma, i processi li facciamo noi o “loro”?) con gli arbitri di oggi, designati da quel Collina che è dentro molte telefonate di cui finora ci mancava notizia. È una vita, dal caso Camerun in poi, che chiedo pulizia nel calcio, adesso essere superato a destra e nella corsia d’emergenza mi sembra una violazione del codice stradale. Chiudo con una notizia e una domanda, stile vecchi tempi. Vi ricordate di Grazia Fazi, la segretaria della Can definita la “zarina” di Moggi e Bergamo, per mesi sui giornali nel 2006 e rinviata a giudizio a Napoli? Ci credete se vi dico che non è stata mai, dico mai, interrogata da nessuno, in divisa da carabiniere o da giudice? Un po’ di pazienza, nessuno sconto, ma anche un’informazione davvero completa.\r\n\r\n(Di Oliviero Beha per il Fatto Quotidiano)