Moggi: “Volevo dire a Moratti, Ulivieri e Travaglio…”

Riporto una parte dell’editoriale odierno dell’ex DG bianconero Luciano Moggi per ‘TMW’.\r\nVorrei occuparmi anche dei “falsi santoni” del calcio: da Moratti a Ulivieri fino a Travaglio.”Sono d’accordo con le sentenze del 2006″. Incredibile, ma assurdamente vero. Sono le parole di Massimo Moratti, il quale nell’atto di sfoggiare ed ostentare un’onestà che tutti avete avuto modo di vedere quanto gli appartenga, continua a dimenticare fatti incontestabili, provati ed evidenti, che cozzano con le sue professioni d’innocenza. Il presidente nerazzurro, non so se volontariamente o meno, tralascia di ricordare l’interrogatorio di Tavaroli, nel quale quest’ultimo confessava di aver ricevuto precise disposizioni di pedinare ed intercettare giocatori e dirigenti vari. Non ricorda di avere avuto a completa disposizione un colosso della telefonia (guardacaso) come Telecom; dimentica di aver dato mandato ad un suo dirigente di procurarsi un passaporto falso, attraverso la motorizzazione di Latina e con l’ausilio di un certo Baldini fece il resto. Non esattamente uno stinco di santo. Un passaporto che, tra le altre cose, pagò qualcosa come ottantamila dollari. L’onesto per eccellenza è lo stesso che ha rivendicato per anni lo scudetto del 1998, quello del famoso rigore su Ronaldo. A nessuno è però venuto in mente che quella partita sarebbe dovuta finire 3-0 a tavolino per la Juventus, dato che nella rosa interista c’era un giocatore che non avrebbe nemmeno potuto farne parte, figuriamoci giocare. Del resto, ognuno ha la faccia che si merita… Il discorso, peraltro, può tranquillamente allargarsi a mister (ammesso che sia possibile continuare a chiamarlo così) Renzo Ulivieri. È entrato di riflesso in una situazione nella quale non c’entra nulla, l’unica maniera che ha per far sì che ci si ricordi ancora di lui. Si è permesso di contestare la deposizione di Del Piero, facendo sfoggio di grande moralismo, senza però fare menzione dei tre anni di squalifica che dovette scontare ai tempi in cui allenava il Cagliari per essere stato coinvolto, udite udite, nel Calcio-scommesse. Diceva di non meritare quella sanzione, si improvvisò addirittura detective per provare un’innocenza che, stando ai fatti, non riuscì mai a dimostrare, tanto che la sua squadra ricevette cinque punti di penalizzazione. Adesso viene a parlare di una sentenza, quella sportiva, che lui dice di dover rispettare, una sentenza che curiosamente ammette l’assenza totale di illeciti al di fuori della partita tra Lecce e Parma, l’unica che desta ancora qualche sospetto. Ma allora di cosa stiamo parlando? Senza presunzione, mi permetto di spiegarlo io, a voi come a quelli che ancora fanno finta di non averlo capito. Faccio mio il pensiero del dottor Serio, componente della giudicante, che ha chiarito come si sia trattato di una decisione presa sulla base del sentimento popolare, seguendo l’onda del colpevolismo che campeggiava in giornali ed organi di stampa. La gogna c’era al tempo delle streghe però, ed io non mi sento affatto di doverci finire per fare la gioia di qualcun altro.\r\nDel Piero non poteva accorgesi di nulla, perché nulla fu fatto; semplicemente c’era una squadra che stava dominando e che a qualcuno avrebbe fatto comodo sparisse. Compreso qualche personaggio di Torino di cui, per il momento, preferisco non fare il nome.\r\nUn caro saluto al “giornalista” Marco Travaglio, il quale per esprimere la propria opinione ha bisogno di monologhi tristi su una finta tv su internet, creata ad arte per spargere veleno e dire falsità. Il personaggio in questione, quando presentò a Bologna il libro che mi riguardava, ebbe a dire che definii un delitto perfetto Fiorentina-Bologna, diretta da Massimo De Santis. Peccato che abbia messo il punto nel posto sbagliato, perché quella frase continuava ed il senso del mio pensiero era tutt’altro. Falsa informazione e cattiveria gratuita. Stiamo parlando di Travaglio, uno che quando scrive un libro non ha il coraggio neanche di metterci la firma. Nella presentazione del libro, scomoda addirittura Fëdor Michajlovič Dostoevskij. “Ognuno dopo i 40 anni ha la faccia che si merita”. Io la mia la porto in giro con dignità ed onore, lui invece la sua è costretto a nasconderla perché è come altre parti del corpo.