Moggi: “L’Inter vince perché non ha avversari”

L’Inter ha vinto il primo “titulo”, onore all’Inter. Eccessiva mi è sembrata però la sovrabbondanza di esaltazione del popolo interista nella notte, in piazza Duomo. Con tutto il rispetto si festeggiava la Coppa\r\nItalia, non lo scudetto e tanto meno la Champions: scene inedite, se riferite ad altri club. Tanto delirio lo si può vedere solo in chiave di quello che potrebbe venire. Per lo scudetto, che ormai sembra deciso, dovrebbe\r\nessere la Roma a mettere il bastone tra le ruote, ma la squadra di Ranieri non c’è più, si è spenta con il ko all’Olimpico contro la Samp, anche se chiari segnali c’erano stati prima, tanto che noi, da queste pagine, scrivemmo che «la Roma ci piaceva come inseguitrice e non come battistrada».\r\nIl crollo dei giallorossi, in Coppa, è scolpito nell’eclisse di Totti: primo tempo in panchina, per via immagino delle condizioni precarie, poi la prova rabbiosa (sospinta dall’orgoglio e dai nervi più che dall’intensità di gioco) e la tensione che alla fine ha preso il sopravvento. Il fallo su Balotelli, non il primo, è stato l’atto conclusivo di una partita da dimenticare per il giallorosso: avrebbe dovuto avere molto più autocontrollo, come si conviene ai campioni, e sebbene lo stesso Mou abbia provato a giustificarlo, resta una pagina assai\r\ngrigia, se non nera, della sua carriera.\r\nSi può ipotizzare che i nervi gli siano saltati quando si è reso conto che nulla poteva fare per abbattere quel muro impenetrabile eretto davanti a Julio Cesar, quando ha capito quanta e quale era la sicurezza che l’Inter\r\nsapeva esprimere, in situazione di vantaggio, capace di chiudersi a riccio ma anche ripartire pericolosamente. D’altra parte, poi, se si annovera tra le proprie fila un giocatore come Milito, che mette a profitto la prima occasione che gli capita, con uno scatto giamaicano e un siluro micidiale, di quelli che fanno bruciare le mani\r\nai portieri, mentre Juan e Vucinic sprecavano impietosamente occasioni, significa che così doveva andare. E a ben vedere l’Inter non si è dovuta impegnare neanche fino allo spasimo, si è mossa con sagacia tattica e sicurezza: una macchina quasi perfetta, tanto da far dire a Mou che ormai la squadra si è elevata, e potrebbe fare meno anche di lui. Concetto forte, in linea con i proclami roboanti dello Special One. Dubito che sia stato anche sincero, semmai gli servirà per un ulteriore ritocco del già lucroso contratto. Tuttavia, che l’Inter sia cresciuta molto è sotto gli occhi di tutti e senza nulla togliere a Josè (tantissimi meriti e non tutti visibili, soprattutto, per chi non conosce il calcio), io credo che l’Inter raccolga il frutto di scelte giuste fatte sul mercato, l’esatto contrario di quanto avveniva prima.\r\nUn concetto già espresso in altra sede, ma che occorre ribadire. L’Inter vince adesso per mancanza di avversari: nessuno è al suo livello, quello della Roma è stato un sogno. Per chi parlava in tempi passati, di situazioni diverse, a cominciare dal suo patron, trovo giusto ribadire che si vince quando si è forti, fermo\r\nrestando che, se Mou avesse insistito con i Quaresma e non con gli Sneijder, la tripletta, che appare ora alla sua portata, sarebbe stata solo una chimera. Scontata appare la similitudine e il raffronto con la Juve dei tempi che furono: vinceva perché era la più forte, e non per altre cose che non esistevano.\r\nRoma abbattuta nel suo stadio, a conferma che anche il luogo e il pubblico amico può poco, quando il rapporto dei valori è troppo orientato verso l’avversario. Roma in teoria ancora in corsa per il titolo, anche se dubito che qualcuno dello stesso management ci creda ancora. Giallorossi che comunque hannogià un posto di assoluto rilievo nella storia di questo campionato. Ben minori interessi avrebbe avuto il torneo se la squadra di Ranieri si fosse conformata, per portare un solo esempio, alla deludente stagione del Milan, che sconta, lui sì, e da più di qualche anno, la ridotta operatività sul mercato. Le attenuanti degli infortuni di Pato e di Nesta, trascuro Beckham, non sono sufficienti, anche per la frequenza in tutte le squadre di incidenti analoghi, a spiegare la realtà di una stagione forse più modesta di quanto non appaia. Se quegli infortuni\r\nhanno inciso, è per la mancanza di ricambi adeguati, che induce anche a non dare la croce addosso a Leonardo. Con quello che gli ha passato il convento (Galliani starebbe per rinnovare il contratto a Inzaghi, che però frena perché non ha garanzie sul posto futuro), di più probabilmente non poteva ottenere, ma non si può negare al patron il diritto di dichiararsi insoddisfatto.\r\n\r\n(Di Luciano Moggi per ‘Libero’)