La finale di Coppa Italia vedrà di fronte Juventus e Napoli: sarà una partita tutta da gustare il prossimo 20 maggio all’Olimpico di Roma, poiché vedrà di fronte due squadre che dopo anni difficili sono tornate ai vertici del calcio italiano. “Un parallelismo unisce le due finaliste – scrive Luciano Moggi, ex direttore generale dei bianconeri su ‘Libero’ – hanno entrambe molta fame arretrata, motivazioni diverse ma convergenti sull’importanza del titolo in palio all’Olimpico di Roma. Per il Napoli potrebbe essere il primo trofeo dell’era De Laurentiis, il primo punto fermo di una società ancora giovane, presa dal produttore cinematografo quando intorno ad essa non c’era più niente, con un fallimento e una ripartenza dalla C… é. […] L’ultimo titolo vinto dal Napoli, allora di Ferlaino e con Maradona in squadra, fu conquistato proprio contro la Juve, settembre 1990, Supercoppa italiana, Maifredi sulla panchina bianconera, un disastro, 5-1 del Napoli al San Paolo. La Juve ha sempre rappresentato molto più che un avversario per i napoletani, è stato ed è l’avversario numero uno. Ai tempi di un Napoli che non vinceva niente, i napoletani chiedevano solo di battere la Juve. Scampoli di una storia molto combattuta anche all’epoca di Maradona, allora con prevalenza Napoli, poi Juve e Napoli in serie B, partenopei in risalita dalla C, la Juve finita lì per il pateracchio di Calciopoli e un avvocato colpevole di non essersi letto le carte. E qui nasce la fame arretrata di entrambe, quella forse che ha consentito alla Juve di avere ragione del Milan”.\r\n\r\nEntrambe le squadra hanno meritato la finale, soprattutto i bianconeri che secondo Moggi hanno avuto ragione meritatamente del Milan: “La nostra osservazione che Allegri aveva sbagliato a mettere in campo dall’inizio un Seedorf a mezzo servizio e nel finale un Inzaghi, incappato in una curiosa disavventura personale, non deve incidere sulla bontà della qualificazione juventina, è solo una analisi tecnica dalla quale non si può prescindere, niente a che vedere con posizioni di parte e simpatie perché diversamente non sarebbe seria.\r\nLa Juve ha fatto una grande partita e Conte può essere soddisfatto di aver difeso Vucinic quando doveva difenderlo e quandoinvece il tifo aveva deciso di crocifiggerlo. L’allenatore è quello che più di tutti conosce i suoi giocatori, il tifo si muove secondo sensazioni e impulsi precipitosi. Un plauso personale a Del Piero, campione immenso che ha messo la sua firma sulla qualificazione”.\r\n\r\nInfine, l’ex dg della Juve, lancia una stilettata all’ad rossonero Galliani, in queste ore protagonista di una polemica sterile con la società bianconera: “Dobbiamo anche dire che il Milan del dopopartita ci è parso un po’ patetico. Non ha senso dire, come ha fatto Galliani, che la partita era finita 2-1, e che dunque i rossoneri l’avevano vinta. Le partite si vincono alla fine, e il doppio confronto prevedeva tempi supplementari. Se poi uno vuole consolarsi in quel modo, liberissimo di farlo, più giusto e più apprezzato chi sa anche perdere. I fatti dicono che il Milan soffre questa Juve che, su alti ritmi, mette in crisi i rossoneri”, conclude Moggi su ‘Libero’.