Moggi: “Bravo Sconcerti. Blanc ma dove vivi? E la Gazzetta continua a disinformare…”

Torna a parlare Luciano Moggi, l’ex direttore generale della Juventus, e lo fa dalle colonne di ‘Libero’, quotidiano nel quale tiene una rubrica personale: oggetto della sua attenzione: l’infortunio di Chiellini, le argomentazioni di qualche giorno fa di Mario Sconcerti e il solito vizietto di qualche quotidiano sportivo che non perde occasione per “orientare l’opinione pubblica” verso lidi cui la verità è sconosciuta. Ecco uno stralcio dell’editoriale del ‘direttore’:\r\n

Tra tante cose positive, una nota negativa ancora una volta per la Juve, l`infortunio di Chiellini. Solo una contrattura, ma con la Roma non ci sarà. Per il club, che vive con angoscia le difficoltà del presente e la classifica anonima, non ci voleva. C`è comunque chi, nell’alto management, sembra vivere in un altro mondo, ad esempio l’ad francese Blanc che, come il più classico imbonitore, proclama che entro tre anni grazie allo stadio saranno fatti profitti superiori a quelli di Inter e Milan. Campa cavallo, meglio farebbe a sentire il popolo bianconero, basta con i “projettò”.\r\nSconcerti è un critico attento, e dopo posizioni iniziali che non trovavamo affatto giuste su Calciopoli, notiamo ora come i suoi concetti siano corretti e documentati, come quello ribadito un paio di giorni fa sul Corriere: «La prima ragione della crisi attuale del calcio italiano risale al disfacimento che è stato fatto della Juve cinque anni fa». La Juve, traduco, era il serbatoio e il fulcro della Nazionale, e adesso non c`è più. Si noti il tempo usato da Sconcerti, «il disfacimento che è stato fatto», cioè, aggiungo, quello che la Juve subì per volontà di una proprietà e di consigliori interessati che non vollero opporsi a quelle accuse basate sul nulla, che puntualmente si stanno sgretolando nel processo di Napoli. L’elezione di Andrea Agnelli ha inaugurato un nuovo corso battendo subito la strada della revoca dello scudetto 2006 che l’ex consigliere dell’Inter, Guido Rossi, regalò ai nerazzurri «per meriti etici»; niente di più obbrobrioso in rapporto alle sconvolgenti rivelazioni uscite dalle intercettazioni sparite ma poi “ritrovate”. A Palazzi sono occorsi 10 mesi di meditazione per decidersi a sentire Moratti, e quanta accortezza è stata usata per non far sembrare l’incontro un «segnale di accanimento». (così la Gazzetta, ovviamente).\r\nIn questo quadro di eccesso di attenzione, Palazzi non chiama Moratti, ma va oggi da lui.\r\nNon se ne capisce il perché mail popolo bianconero ha diritto di sapere se sarà un interrogatorio pro forma, condito magari da qualche buon caffè, o Palazzi avrà il coraggio e il dovere di proporre le domande giuste, anche quelle non gradite. In tutta la vicenda Calciopoli emerge sempre il ruolo attivo della “rosea”, quella del titolo «Processateli», quella che manda a fare i resoconti delle udienze un giornalista che ha collaborato con gli inquirenti, in dispregio di ogni norma deontologica della categoria. E quel giornalista i resoconti li sa fare secondo l’incombenza. Ultimo esempio, la sentenza d’appello del processo Gea. Il titolo è andato su quello che poteva danneggiare la mia figura, «Per i Moggi condanne pure in appello», mentre la notizia importante doveva essere un’altra: per la seconda volta un tribunale ha cassato l’accusa sulla quale era stata elevata l’impalcatura del processo, l’associazione per delinquere, la pretesa esistenza di una cupola, che appunto il tribunale anche d’appello ha respinto. Ci sono per fortuna i siti Internet, quelli dei sostenitori bianconeri e non solo. La fagocitazione della verità non c’è più, l’informazione ha ora uno spettro d’orizzonte e di libertà, non legato a interessi di bottega né a sordidi scopi.