Moggi: all’Inter uno scudetto ogni dieci prescrizioni

“Addentrandoci nella polemica delle stelle sulle maglie ci siamo imbattuti in un fatto anomalo: sembra che l’Inter partecipi ad un campionato parallelo per cui ogni dieci prescrizioni possa aver diritto ad una stella sulla propria maglia”. Luciano Moggi entra in tackle sull’Inter: nel suo ultimo editoriale per il quotidiano ‘Libero’, l’ex direttore generale della Juventus approfitta della condanna inflitta al club nerazzurro e a Telecom per lo spionaggio illecito perpetrato ai danni di Bobo Vieri, per tornare su alcuni temi a lui molto cari e che a quanto pare non interessano ai più. Stranamente, quando si parla di Inter, le vicende, per quanto gravi possano essere non finiscono mai in prima pagina. “Prima erano illibati, onesti, intoccabili, nonostante il passaporto di Recoba e la conseguente condanna penale di un dirigente dell’epoca – continua Moggi -, poi sono diventati «i prescritti», ed alla prescrizione continuano ad abbarbicarsi per sorreggere il castello, caduto, di menzogne e reticenze. Non una parola di scuse dagli spioni dell’Inter, così sentenziati sul caso Vieri dal Tribunale di Milano, e non una reprimenda da parte del presidente della Figc, Abete, cui pure tocca per statuto la difesa dei valori di lealtà. Il cultore dell’ovvio, ma anche di astrusi artifici causidici, con i quali coltiva i suoi desideri di abbattimento di chi non gli sta a genio, si limita alla solita solfa dei termini di prescrizione dei reati per lui scaduti, che impedirebbero ripercussioni della vicenda all’interno della giustizia sportiva. Ripristinato di getto l’insuperabile (per lui) scudo prescrittivo, in altre occasioni a livello interno era bastata una chiusura ritardata delle indagini per assicurare all’Inter la stessa salvifica estinzione del diritto di fare giustizia”.\r\n\r\nPoi l’attacco diretto al nemico di sempre, il presidente dell’Inter: “Diceva “no” Moratti quando gli chiedevano se fosse stato lui a ordinare i dossier. Adesso si è dileguato e sa che per analoghe risposte riceverebbe altrettante pernacchie, vuole ad ogni costo tenersi lo scudetto 2006 che non gli appartiene, che non doveva essere dato, perché i valori di limpidezza e lealtà già non c’erano quando l’ineffabile Guido Rossi decise motu proprio, di trasferirlo a Moratti con un sotterfugio di lana caprina: nessuna delibera, solo la comunicazione di una nuova classifica. Dietro questo sotterfugio si è nascosto Abete per dire che no, non esistendo delibera, non la si può cambiare. Non ha dubbi Giovanni Malerba, ex componente della Caf ed ex magistrato della Corte d’Appello di Roma. «La ricaduta della sentenza sul caso Vieri concerne l’ineludibile revoca dello scudetto ’06. Sfido Palazzi, Abete, Petrucci e l’universo mondo a non prendere atto delle plurime condotte non limpide dell’Inter e a non trarne le inevitabili conseguenze. Se anche questa volta dovessero fare orecchie da mercante si profilerebbe una chiara omissione di atti di ufficio ex art.328 codice penale». Petrucci, nume tutelare di Abete, non si è fatto sentire… Ricordate il principio dell’etica che non va in prescrizione (Abete dixit)? Nessun principio è più adatto di questo a riportare legalità e giustizia in un mondo ingessato che non si muove di un millimetro, gestito – lo hanno detto altri – come un circolo della caccia. Un fatto privato, per intenderci, solo che la Figc non può essere cosa privata di Abete, le delibere della Federcalcio dovrebbero stare in una bacheca di vetro ed invece ogni atto è gestito in maniera personalistica, schermato quasi da non essere capito, e anche nascosto. È nota la vicenda delle radiazioni, un accanimento nei nostri confronti, altre radiazioni invece vengono revocate, in maniera misteriosa, la delibera che l’ha decisa chiusa a chiave, non si sa dove, negli atti della Figc nessuna traccia, sparita. Dovrebbe bastare questo per indurre Petrucci a vederci chiaro, rimuovendo la copertura a favore del suo… protetto. Il quale nel frattempo ha tentato di far pace con Andrea Agnelli: consigliamo ad Andrea di stare attento”.\r\n\r\nGià, il numero uno di Corso Galileo Ferraris, cresciuto proprio all’ombra dell’ex direttore, è ora un facile bersaglio per il palazzo che si appoggia ai soliti poteri, milanesi e non solo: “Il patron bianconero rivuole semplicemente i due scudetti tolti ed ha ragione. Nessun campionato è stato alterato, così sentenziato, caro Abete, dalla giustizia sportiva e anche da quella penale. Con la sua decisione il Tribunale di Milano ha scoperchiato il vaso di Pandora dei metodi usati dall’Inter, spiate e dossier a danni di arbitri, dirigenti di società rivali, Gea, Juve, la stessa Figc, il tutto violando ogni privacy. Era lo spionaggio industriale dal quale dovevamo difenderci, nelle trattative di mercato vedevamo intrusioni che non riuscivamo a spiegarci. Fu per questo che decidemmo di avvalerci di schede straniere. Parlavamo di spionaggio già quando la ben orchestrata tagliola mediatica ci raffigurava come la personificazione del male (!), mentre semplicemente cercavamo di difenderci da chi aveva ben altri mezzi (Telecom e la sua Security). C’è chi interpreta la sentenza Vieri come possibile apripista di una rivisitazione di Calciopoli. Ogni nefandezza è stata compiuta dietro quella vicenda costruita ad arte e abbracciata da un quotidiano sportivo. È sempre la stessa storia. Oltre ad aver inventato un reato inesistente, l’illecito strutturale, si poggiò la sentenza sul “sentimento popolare” in spregio a ogni civiltà del diritto. Povera Italia…”, conclude Moggi.