Mauro racconta: “Non ci impegnammo per non mandare in B il Torino”

Gli ultimi giorni del 2011, che ci hanno lasciato in eredità un campionato avvincente con un testa a testa tra Milan e Juventus, passeranno comunque alla storia per lo scoppio del filone 2 dello scandalo del calcioscommesse. Sull’ennesima triste pagina del calcio italiano, che vede addirittura tratti in arresto giocatori in attività, è tornato dalle colonne di ‘Repubblica’ l’ex centrocampista della Juventus e del Napoli Massimo Mauro:\r\n

“Che tristezza, per non dire altro, pensare ai miei ex colleghi chiusi in una cella perchè si sono venduti o comprati partite di calcio per una scommessa. E non ho parole per commentare il comportamento di Doni. Solo rabbia. Qualcuno sta raccontando che la serie A è tutta venduta, che i risultati sono decisi prima ancora di scendere in campo, che esiste addirittura una spartizione del losco business: prima incassano i giocatori, poi le società. Pazzesco per chi come me ha speso la parte più importante della sua vita in quell’ambiente, in quegli spogliatoi, su quei campi”, ha spiegato il commentatore di Sky.

\r\nPoi Mauro, fa un raffronto tra il calcio di oggi e quanto avveniva ai tempi in cui calcava il rettangolo verde:\r\n

“Quando giocavo ci sono state partite poco ‘sportive’ ma non era malaffare, nessuno scommetteva. Era a fine stagione quando alla mia squadra i punti non servivano e i nostri avversari si giocavano la salvezza. Ripenso agli occhi dei miei colleghi. Bastava uno sguardo per dire: ‘Non impegnatevi troppo, che vi importa…’  E tante partite hanno avuto risultati a sorpresa perchè magari con quel collega avevi diviso serate al ristorante o in discoteca e ti dispiaceva mandarlo in B…”.

\r\nPoi la rivelazione shock che non farà di certo piacere a chi tiene ben issata la bandiera della rivalità cittadina con il Torino:\r\n

“Ricordo un derby Juventus-Torino. Noi avevamo già in tasca la qualificazione in Coppa Uefa e loro rischiavano di retrocedere. In panchina c’era Claudio Sala, un amico, che ci urlava ‘Non mandateci in B…’. Finì 0-0 e ricordo che è stato il derby dove mi sono impegnato di meno. Ma stiamo parlando di altro, forse sportivamente non è il massimo, un malcostume tutto italiano, ma nessuno di noi ha mai guadagnato una sola lira da queste situazioni. Vendere o comprare partite è un’altra cosa…”.