La Juventus e l’equivoco tattico degli esterni

Sin dal suo arrivo in estate, Gigi Del Neri ha iniziato a plasmare la sua Juventus secondo le proprie convinzioni tattiche: 4-4-2 e grande spinta sugli esterni. In un modulo simile non trovava posto Diego, il brasiliano che solo un anno prima era stato presentato come il nuovo campione bianconero, tanto che il Mister friulano lo aveva battezzato seconda punta, prima di essere ceduto in Germania.\r\n\r\nLa disposizione tattica della Juve di Del Neri è basata su un gioco che si sviluppa prevalentemente sulle fasce ed in velocità: le difese avversarie sono costrette ad allargarsi creando spazi al centro, dove operano le due punte che beneficiano dei cross dei laterali. Ai centrocampisti centrali spetta il compito di inserirsi a turno per dare maggior peso all’attacco o di accompagnare il gioco degli esterni proponendosi per le triangolazioni.\r\n\r\nNella Juventus, però, gli esterni veri e propri sono solo due: Krasic e Pepe. Mentre il serbo gioca praticamente sempre e quando non c’è si sente terribilmente la sua assenza, Pepe viene impiegato un po’ di meno, lasciando spazio talvolta a Marchisio. Ne viene fuori un gioco improntato quasi unicamente sulle sgroppate di Krasic: il serbo è fortissimo ed ha un cambio di passo notevole, ma quando gli capita una giornata storta, la Juve sembra incapace di reagire.\r\n\r\nDopo metà campionato e una partita possiamo dire che abbiamo assistito spesso ad un equivoco tattico nella Juventus di Del Neri: gli esterni non giocano da esterni, perlomeno non tutti. Se Krasic e Pepe fanno il loro lavoro sulle fasce, lo stesso non può dirsi dei laterali di difesa: è lì che risiede il problema.\r\n\r\nDopo le prime partite, infatti, la Juventus è stata affrontata dalle squadre avversarie con un atteggiamento ben preciso: raddoppiare (o triplicare) sistematicamente la marcatura su Krasic, usando il terzino sinistro, il centrocampista laterale ed eventualmente anche il difensore centrale a coprire le possibili direzioni di dribbling.\r\n\r\nOra, se la matematica non è un’opinione, e non lo è, se due squadre giocano con lo stesso numero di effettivi ed una di esse decide di marcare un avversario con 2 o 3 uomini, significa che l’altra ha almeno un uomo libero. La Juve è stata spesso incapace di sfruttare questo vantaggio.\r\n\r\nIl perché è presto detto. Quando un esterno avanza sulla fascia dovrebbe essere accompagnato dal suo compagno di reparto: così facendo, le difese avversarie si troverebbero a fronteggiare non più una sola minaccia, ma due. Ovviamente il gioco dei laterali non è così semplice come sembra: non basta correre dietro al compagno quando avanza, ma bisogna farlo conoscendo bene i movimenti e gli schemi offensivi di tutta la squadra. Il rischio, altrimenti, è quello di dare ulteriore fastidio all’esterno in fase di avanzamento e, invece di togliere un uomo dalla sua marcatura, portare su di lui anche il marcatore del compagno.\r\n\r\nE’ negli esterni di difesa che la Juventus è carente: Motta si è rivelato una delusione, specie in fase difensiva; Sorensen è un centrale spostato a destra, con ottime doti di interdizione ma poco portato a spingere sulla fascia; Grosso non ha più la spinta di un tempo; Grygera si impegna tanto ma è sempre un centrale adattato al ruolo di laterale; Traore è ancora un oggetto misterioso.\r\n\r\nCon questi uomini, pur avendo in Krasic e Pepe due ottimi interpreti del gioco di fascia, la strategia tattica della Juventus risulta ancora una grande incompiuta. Forse, dovendo ricorrere al mercato, sarebbe bene guardarsi attorno anche alla ricerca di un terzino fluidificante. Non serve un supercampione: basterebbe un Pessotto, un Birindelli o un Torricelli.\r\n\r\n(Di Luigi Perri  per Juvemania.it)