juve-sampEstro, classe e fantasia in una sfida tra Juventus e Sampdoria che vale. Come ai vecchi tempi, quando i trequartisti si chiamavano Platini e Mancini Il più europeo tra i brasiliani in circolo per l’Universo calcistico mondiale, opposto al più brasiliano tra i prodotti sfornati dal calcio italiano. Diego Ribas da Cunha e Antonio Cassano, ovvero come invaghirsi dell’arte pedatoria. Ultimi baluardi di una fantasia strozzata da muscoli e corsa. Avversari per una notte, e che notte. Sampdoria che occupa la seconda piazza e la Vecchia Signora sistemata un gradino sotto. Come ai vecchi tempi, quando nel vecchio e rimpianto “Comunale” le Roi Michel Platini accarezzava il cuoio con signorilità, e un giovane fanciullo marchigiano di nome Roberto Mancini muoveva i suoi primi passi nel calcio, mostrando di che pasta fosse fatto. Aria di calcio vero. Tempo di sogni per chi, come i tifosi sampdoriani, sembra ripercorrere i fasti degli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta. Diego e Cassano, due modi di concepire il calcio: razionale e metodico il primo; sregolato, estroso e sanguigno il secondo. Diego e Cassano uniti da una tecnica sopraffina, con l’ultimo passaggio quale marchio di fabbrica da preservare con cura. Entrambi idolatrati dalle rispettive tifoserie. Entrambi pedine fondamentali per lo sviluppo negli ultimi metri delle manovre bianconere e blucerchiate. Entrambi a secco dalla seconda giornata di campionato: coast to coast in quel di Roma e Olimpico in piedi a tributare il doveroso omaggio al folletto di San Paolo; pedata felpata a battere Handanovic per il genio di Bari, in un Marassi traboccante di calore. Non segneranno valanghe di reti, ma in fatto di assist giù il cappello: chiederne prova ai vari Chiellini e Amauri, autori delle due zuccate fruttate i sei punti raccolti contro Maccabi Haifa e Siena. Stesso schema: pennellata su calcio da fermo con il contagiri e pallone sulle teste dei due granitici pilastri di Ferrara. Sul fronte blucerchiato, Pazzini e Mannini hanno dovuto compiere lo sforzo di farsi trovare al punto giusto nel momento giusto: al resto ha pensato un vero e proprio extraterrestre che, saltati come birilli avversari e ciuffi d’erba, ha effettuato due giocate d’alta scuola cariche zeppe di magia. Insomma, una sfida nella sfida. Per chi intende il calcio come divertimento. Per chi si emoziona. Per chi non si accontenta e vorrebbe che Diego fosse più brasiliano e Antonio più chierichetto. Per chi va bene così e godiamoceli ancora per molto. Vinca il migliore, anche se loro vinceranno in partenza. Ognuno a modo suo. Diversi e uguali. Capaci di far trattenere il fiato quando la sfera gravita dalle loro parti. Diego e Cassano, quando il calcio ti permette di staccare dalla monotonia e di sognare.\r\n\r\nCredits: Seven Press\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it