Iuliano torna a giocare in Prima Categoria: “Il calcio è malato”

Mark Iuliano è tornato in campo: l’ex difensore della Juventus, vincitore di 4 scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale, dopo due anni di squalifica per doping è tornato a giocare, in Prima Categoria, al San Genesio (PV). Nella stagione 2007-2008 il giocatore, che militava nel Ravenna (Serie C1) fu trovato positivo alla benzoilecgonina. Di lì la squalifica di due anni e, quest’anno il ritorno in campo, anche se, dice lui “Solo per divertimento”.\r\n\r\nCome mai la scelta di riprendere a giocare proprio a San Genesio?\r\n”Per divertimento, per dare due calci al pallone e perché sono vicino a casa. Vivo a Pavia ormai da due anni con mia moglie e mio figlio di 6 anni, che riesco finalmente a godermi. I dirigenti del San Genesio sono miei amici, giocavamo a calcetto insieme e mi hanno tirato in mezzo, è un bel gruppo di vecchietti che si diverte. (lo definisce un ‘cimitero degli elefanti’)”.\r\n\r\nE l’idea di allenare?\r\n”La sto portando avanti da tempo. Sto infatti prendendo il patentino e collaboro da esterno con il Maiorca (squadra nella quale ha militato due stagioni ndr.). A giugno dovrei prenderlo, poi mi butterò nella mischia e vedremo cosa succederà”.\r\n\r\nQuando pensa alla sua carriera nella Juventus, cosa le viene in mente?\r\n”E’ stata una bellissima storia d’amore. Ho vinto tutto e l’unico rimpianto che ho è non aver mai conquistato la Champions League, perdendo tre finali nonostante avessimo la squadra più forte. Sono sicuramente di più i ricordi belli rispetto a quelli, solo qualcuno, brutti”.\r\n\r\nUno di questi ricordi è legato a Calciopoli?\r\n”No, sono legati alle finali perse, perché avrebbero ulteriormente dato prestigio a una squadra straordinaria. Calciopoli è solo chiacchiere. Si sono dette tante, tantissime parole ma la realtà è che noi eravamo più forti degli altri, e abbiamo meritato di vincere sul campo. La sudditanza psicologica c’è stata e c’è ancora oggi. Se la Juve telefonava, non era l’unica a farlo”.\r\n\r\nQuindi pensa che dopo il processo e le condanne non sia cambiato niente?\r\n”A me sembra tutto come prima. Si parla sempre degli arbitri, solo in Italia è così. In Spagna ci sono arbitri davvero scarsi, ma non vengono processati sette giorni su sette come qui, è un problema culturale del nostro paese. Bisognerebbe prima di tutto che dirigenti e allenatori pensassero alle partite e non a prendersela con l’arbitro come invece accade sempre. Ormai nel calcio italiano sono più famosi gli arbitri dei calciatori”.\r\n\r\nIl calcio italiano è in declino? \r\n”C’è una cultura sbagliata, non c’è ricambio generazionale. Le squadre sono mediamente molto vecchie e i tecnici sono sempre gli stessi. Mi piace il Milan che ha dato fiducia a un giovane come Allegri, e penso che sia stata la scelta giusta, ma per il resto non vedo innovazione e rinnovamento. Lo stesso vale per i giocatori: pochi giovani, poca programmazione, i vecchi dovrebbero venire a giocare con me al San Genesio, che credo sia la squadra più vecchia d’Italia, ma in Prima Categoria siamo una schiacciasassi (dice ridendo ndr.). Ora stiamo anche per perdere il quarto posto per qualificarci alla Champions, è un brutto periodo per il nostro movimento, ma è solo un periodo, c’è sempre la speranza di un rinnovamento”.\r\n\r\n(Credits: ‘Datasport’)