Italia bulgariaIl bambino – come lo chiamava Mourinho – vuole crescere. Nell’Inter non sempre trova una maglia da primi 11, chiuso da Maicon e Chivu. In Nazionale davanti a lui ci sono Zambrotta e Grosso. Mica è semplice gestire questa situazione, specie quando sei classe 1991. Stasera avrà le chiavi della fascia destra, quella del suo piede “forte”. Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire, non solo per timbrare virtualmente il passaporto per l’Africa – che dovrebbe comunque acciuffare, stante la mancanza di alternative in quel ruolo -, quanto soprattutto per trovare gli stimoli ed il morale per continuare a crescere anche non giocando con continuità assoluta. E per “non passare di moda”, visto che nel calcio le situazioni sono variabili come i cieli di marzo. Ha mezzi fisici e personalità per far tornare permanentemente il sereno.\r\n In estate lo volevano tutti. La Juve, che lo ha trattato a lungo prima di ingaggiare un giocatore molto diverso, Felipe Melo. Poi addirittura il Real Madrid, prima di ingaggiare un giocatore molto forte, Xabi Alonso. E lui così è rimasto all’Udinese. Ma anche nel gruppo della Nazionale. Che pure non l’ha visto presente in Confederations Cup. In azzurro è chiuso da De Rossi, giocatore diverso da lui, ma insostituibile, e da Pirlo, giocatore a lui più simile, ma che ultimamente gioca più avanzato, proprio per coesistere meglio con il giallorosso. Ma D’Agostino resta un’alternativa di lusso. Che si differenzia dai tanti pedalatori di centrocampo per il tocco morbido del suo sinistro e per la visione di gioco da radar. Insomma, un’Italia, che vuole giocarsela con il centrocampo di squadroni come Spagna e Brasile, un giocatore delle sue caratteristiche come ruota di scorta ce lo deve avere. O almeno così lui vuole dimostare, già contro i ciprioti.\r\nPepito è stata una, forse la sola, nota lieta della Confederations Cup. In Sud Africa ha segnato e regalato qualche scossa elettrica, seppure intermittente. In un attacco, quello azzurro, ricco di fisicità, ma povero di fantasia, il suo destro col calibro, capace di trasformarsi in fionda per il centravanti di turno, ma anche di trasformare l’area in poligono di tiro pallonaro, ci sta tutto. E però il momento, per lui, è quello che è. Il suo Villarreal ha soli tre punti nella Liga, penultimo con zero vittorie. In Nazionale è stato scalzato in Irlanda da Di Natale, e il suo ruolo naturale – quello di seconda punta – non sempre è contemplato dagli schemi di Lippi. Che però lo stima, tanto. Per cui lo schiera di nuovo dal 1′, in un tridente d’attacco con Quagliarella e Gilardino. Stasera nella sua Parma, dove ha trascorso 5 anni nelle Giovanili, e 6 mesi in prima squadra – salvando dalla retrocessione in serie B gli emiliani – proverà a riprendere un filo interrotto a Pretoria. D’altronde con quel cognome lì, come si fa a pensare di non portarlo al Mondiale…\r\n(Credits: Gazzetta.it)