In risposta al presunto “dossier interista” presentato da Ravezzani/3

(di Antonio Corsa)\r\n\r\nVisto che Ravezzani (che invito, visto che è stato sensibile a dare risalto a tale articolo, a fare altrettanto con le risposte nel merito) ha pensato bene di tirarlo fuori dal nulla in una sua trasmissione televisiva, continuamo la risposta all’articolo pubblicato da Indiscreto intitolato “L’unica stagione con le intercettazioni”. Terza parte. Cominciamo le contestazioni.\r\n\r\n

E’ altresì di sicuro interesse un’intercettazione del febbraio 2005 tra Maria Grazia Fazi, ex segretaria del Can, e il designatore Bergamo, in cui quest’ultimo riferisce di aver conferito con Pairetto sul rischio concreto che alcuni si potessero accorgere che il sorteggio non è regolare.

\r\nScorrettezza. Scritto così, uno pensa che i due designatori temano di essere scoperti, e che il sorteggio – con tanto di “trucco” alla Mago Silvan – potesse essere scoperto. In realtà si fa riferimento ad una intervista rilasciata da Giuseppe Narducci nella quale il Pm napoletano avrebbe descritto alcune delle 78 nuove telefonate che poco prima, in udienza, aveva chiesto di far trascrivere (siamo a maggio 2010). Cito letteralmente la parte che si riferisce a questo passaggio. «Il 12 febbraio sempre Fazi e Bergamo discutono dei contrasti tra i designatori, Pairetto non vuole far dirigere Gabriele. Per ovviare al rischio che fosse invalidato il sorteggio per alcune preclusioni Bergamo riferisce di aver discusso con Pairetto “il quale gli ha anche fatto capire che per ovviare al problema “si tirano su prima le partite e poi gli arbitri”. A Pairetto Bergamo dice di aver risposto “che non lo faceva poiché qualcuno poteva accorgersi e poteva dimostrare che il sorteggio non era valido”». Come si nota chiaramente il senso è assolutamente diverso, riguarda una fattispecie specifica, non c’è alcun “trucco” e, semmai, Bergamo – corretto – evita che si possa pensare male “salvando” la regolarità del sorteggio. Telefonata scagionante.\r\n

Per citare un esempio paradigmatico, da cui si desume quanto sia difficile scalfire la ricostruzione dei fatti operata dagli inquirenti, si pensi al salvataggio della Fiorentina dalla serie B, in seguito alla sottomissione alla “cupola” moggiana dei fratelli Della Valle, episodio chiave per la contestazione del reato di associazione a delinquere. Nell’ultima giornata del campionato 2004/2005, perché i viola si salvino dalla serie B è necessario che il Parma non vinca a Lecce e che la Fiorentina riesca a battere il non irresistibile Brescia in casa.

\r\nFesserie in serie. Scrivere che fosse necessario “che il Parma non vinca a Lecce” è da esperti di free clymbing (oltre che condizione necessaria ma non sufficiente: se il Bologna avesse infatti vinto contro la Sampdoria la Fiorentina sarebbe andata agli spareggi). In realtà, è vero altro: per la salvezza matematica serviva la vittoria (in casa) del Lecce. Lecce che tra l’altro era andato per due volte in vantaggio. Quindi, proprio a voler falsare una partita, il risultato sarebbe dovuto essere 1, e non X. Questa è infatti la classifica prima dell’ultima giornata: Lecce 43, Reggina 43, Chievo 42, Parma 41, Bologna 41, Brescia 41, Siena 40, Fiorentina 39, Atalanta 35. Retrocedono, ricordo, le ultime tre. Avesse vinto il Lecce (e avesse la Fiorentina battuto il Brescia, condizione questa necessaria a prescindere, per qualsiasi scenario), sarebbero scese l’Atalanta (già retrocessa) e Brescia e Parma (con 41 punti) avrebbero matematicamente fatto meno punti della Fiorentina (42), che si sarebbe così salvata. Inoltre, a puntualizzare su Fiorentina-Brescia, non era affatto scontato che i viola vincessero: i lombardi, infatti, in caso di vittoria, si sarebbero salvati mandando in B proprio la Fiorentina, altro che “non irresistibile”. La partita, comunque, viene arbitrata dall’arbitro Collina, che favorisce (lui, non De Santis) la squadra dei Della Valle in almeno due delle tre reti messe a segno, come ammesso dal ten. col. Auricchio e riportato sui giornali dell’epoca. Ma ovviamente non sarà mai indagato (l’avesse fatto De Santis…).\r\n\r\nCiò detto, visto che è partita la musica, balliamo. Ci sono altre due partite, se proprio, che se ben indirizzate – a prescindere da qualsiasi combinazione di altri risultati (se non la vittoria della Fiorentina sul Brescia) – avrebbero salvato i viola. Classifica alla mano, infatti, se uno avesse voluto salvare la Fiorentina si sarebbe dovuto concentrare su Siena-Atalanta. In caso di X2 i viola si sarebbero matematicamente salvati, a prescindere da Lecce-Parma (e dal Bologna). La partita terminerà invece 1 (arbitro Farina), con gol salvezza di Argilli all’81°. Avessero mandato un arbitro complice lì, sarebbe stato più intelligente. L’altra partita è infine Bologna-Sampdoria. Finirà X. Avesse vinto la Sampdoria (che con la vittoria, tra l’altro, andava in Champions League ai danni dell’Udinese), il Bologna sarebbe retrocesso, a prescindere da Lecce-Parma. E la Fiorentina si sarebbe salvata. Insomma, tra le 243 possibili combinazioni in quell’ultima giornata, quella che avrebbe scelto “la Cupola” (l’X tra Lecce e Parma) sarebbe stata la meno garantista. Bastava fare 2 conti facili facili.\r\n\r\nRicapitolando: vi erano tre alternative di risultati da “truccare”: Bologna-Sampdoria 2 (e invece è X), Siena-Atalanta X2 (e invece è 1) e Lecce-Parma 1. Scelgono Lecce Parma, mandano De Santis e che fa? Li fa pareggiare! E il risultato è sufficiente solo perchè il Bologna non vince magari con gol nel finale contro la Sampdoria! Capolavoro.\r\n

Prima dell’ultimo turno di campionato, Diego Della Valle si raccomanda a Moggi: “Ci pensiamo noi a salvarti, se lottiamo ce la facciamo”. Bergamo chiama invece De Santis, arbitro sorteggiato (?) per dirigere l’incontro tra Lecce e Parma: “Massimo (n.d.r. De Santis), è tutto a posto?” De Santis: “Sì, gli ho spiegato (ai due assistenti, ndr) pure un po’ le cose, velatamente… insomma gli ho spiegato, fatto capire che, poi intanto gliela do io l’impostazione, da quello che ho sentito dalle interviste: loro giocano, il Lecce vuole giocare per vincere, il Parma pure gioca a vincere, quindi a ‘sto punto facciamo la partita, ci mettiamo in mezzo”. Bergamo è lapidario: “L’importante è che tu vinca”.

\r\nIl primo virgolettato non esiste. Cito testualmente dall’informativa novembre 2005, telefonata del 23 maggio 2005 (prog. 3679) «..venendo interrotto da MOGGI che replica: “…eh può esse politicamente non lo so ma comunque ora pensiamo a salvarla dai adesso vediamoci domani Diego dai…” ed a troncare quasi la conversazione aggiunge ancora “…aspetto..aspetto una telefonata tua e vedrai che lottiamo e ce la facciamo…”». Insomma si dice “pensiamo a salvarla” e “vedrai che lottiamo e ce la facciamo” che paiono degli incitamenti e sono ben diversi da un “ci pensiamo noi”. Riportare male le intercettazioni credevo fosse cosa da 2006. Ancora lo stesso vizietto? Quanto a Bergamo, chiama non solo De Santis ma tutti gli arbitri, come fa sempre prima di una gara di campionato (figuriamoci l’ultima!), per rassicurarli. Quando De Santis dice “ci mettiamo in mezzo” non vuol dire “li facciamo pareggiare”, ma “li lasciamo giocare”. Fatto questo confermato da telefonate post-partita ovviamente ignorate dagli inquirenti. “Bergamo è lapidario”, poi, è un commento che non vuol dire niente: “l’importante è che tu vinca” significa augurarsi che l’arbitro faccia una buona partita. Ciò detto, sarebbe bastato osservarla, la partita. Il Lecce col pari era salvo, e il risultato gli stava talmente bene che Zeman, ad un certo punto, per protesta si mette di dietro alla panchina dando le spalle al campo in segno di protesta verso i propri giocatori, che rinunciarono a vincere volontariamente. Il Bologna, invece, fino all’81° era salvo grazie al pari tra Siena e Atalanta, ed è per questo che si accontenta di non perdere. Quando il Siena segnerà il gol-salvezza, i ducali cercheranno di vincere, sfiorando tra l’altro il gol negli ultimi minuti. Infine c’è il dialogo (prog. 19963) tra De Santis e Mazzini nel quale l’arbitro riporta un dialogo avuto con Cinquini, dirigente del Parma. Riporta De Santis: «Dico… perché… lei fa lo spareggio? (Cinquini, ndr) Dice perché che non lo sa? (De Santis, ndr) E che ne so io stavo a arbitra e che ne so dei risultati… io sto a sentì i risultati …. (Cinquini) Dice io adesso vado a fa lo spareggio senza mezza squadra… (De Santis) e che il problema… e che l ’ho fatta io la campagna acquisti? Ma sarà un problema suo! (Cinquini) Dice ma Morfeo pure alla fine ha ammonito, perché? (De Santis) Dico si, perché… quello ha preso il pallone e me l’ha tirato in tribuna… scusa… (Cinquini) Dice: e ma era diffidato… (De Santis) e poteva non tirà il pallone in tribuna!! E scusa…. perché scusa ma chi è che s’è salvato… (Cinquini) La Fiorentina… (De Santis) ah…non lo sapevo… dico non lo sapevo… (Cinquini) dice ma come lo sapevano tutti in mezzo al campo? (De Santis) Io, non sento in mezzo al campo, io penso a fa… lo vede qual è il problema mio? Che io ho pensato a fa l’arbitro e i giocatori pensavano ai risultati e così questi so i risultati…».\r\n

La Fiorentina batte facilmente il Brescia 3-0 e rimane in serie A mentre Lecce e Parma pareggiano 3-3, tra le polemiche dei giocatori del Parma per l’arbitraggio di De Santis (che nel corso della gara ha ammonito – in rigoroso ordine alfabetico – tutti e 5 i giocatori diffidati del Parma: Bolano, Bonera, Contini, Gilardino e Morfeo). I ducali, con una squadra decimata dalle predette squalifiche, dovranno in seguito disputare uno spareggio con il Bologna per rimanere nella massima serie.

\r\nE cosa c’entrano le diffide al Parma con la Fiorentina? Tutte e cinque le ammonizioni, ad ogni modo, sono ritenute “corrette” non solo dall’osservatore arbitrale (voto altissimo), bensì dai designatori, da Rosetti («Secondo me ci stavano tutte perfettamente») e da Collina, i quali si complimentano in conversazioni telefoniche ovviamente ignorate dagli inquirenti. Ma la buona fede di De Santis si nota sempre dal precedente dialogo con Mazzini nel quale è riportata la discussione a fine partita con Cinquini: «Dico scusa CINQUINI , se mi vuoi insegna a fa il dirigente tanto de cappel lo, se me voi insegna a fa l’arbitro te lo insegno io a fa l ’ arbitro… Allora, allora io sono Massimo DE SANTIS, arbitro di calcio, penso di saper arbitrare, penso di aver applicato bene il regolamento, son venuto qui, son venuto a fare Lecce–Parma, a me non me ne frega  un cazzo ne del futuro del Lecce, ne del futuro der Parma e ho applicato il regolamento… i problemi sono altri, sono vostri…. Chiaro?» e ancora «Te pensa ai giocatori che io penso a fa l’arbitro, perché io gli errori degli altri non li vado a sindacare, io guardo i miei, il buon senso il regolamento non me lo cita, capito, perché mi è sembrato tante volte che qualcuno ha messo il buon senso voi dirigenti lo avete attaccato… allora l’unica è venire qui, si applica il regolamento e questo è quanto…»\r\n

Dopo la partita tra Parma e Lecce si registrano le seguenti conversazioni. Mazzini chiama Mencucci: “I cavalli boni vengono sempre fori. Le nostre pedine funzionano sempre, l’operazione chirurgica è stata perfetta… Lo sapranno in dieci di questo capolavoro, ma me ne importa una sega, nel calcio vero conta sempre su di me”; Mazzini poi contatta anche Andrea Della Valle e dà un giudizio netto: “L’ équipe ha funzionato bene”. I Della Valle ringraziano quindi sentitamente e affermano: “certi errori non li faremo più”.

\r\nLa telefonata tagliuzzata (e con frasi anche qui mai pronunciate) avviene in realtà alle 17.08 (prog. 16791) del 29 maggio. Mazzini chiama ad un’utenza intenstata alla società Free Time Sport s.r.l. di Firenze ed avente quale oggetto sociale “la produzione e la vendita all’ingrosso, al dettaglio e per corrispondenza di materiale inerente le attività sportive e ricreative compresse quelle del tempo libero; la produzione tramite terzi di audiovisivi, servizi di consulenza per la realizzazione di audiovisi e similari, lo studio e le ricerche di mercato in genere; l’attività di pubbliche relazioni in genere ed in particolare con enti istituzionali e mezzi di comunicazione” e parla con un uomo non identificato (cito le informative). Appena il suo interlocutore risponde, MAZZINI esclama “…nel calcio che conta punta sempre su me…” e ricevute le congratulazioni dal suo interlocutore, prosegue “…gli si è fatto il regalo a casa a questa città…ora…lo sapranno in dieci…ma l ’importante l’è che lo sappiano quelli veri…no no a me non me ne frega una sega…”. E anche la frase  “…operazione chirurgica di equipe…” avviene in quella stessa telefonata, alla fine. Quanto al resto, si tratta di millantate di Mazzini, e basta ascoltarsi tutte le sue telefonate per capirlo. Mazzini non fa niente di concreto, ma si “vende” ai Della Valle perchè è toscano e perchè ha bisogno di un appoggio politico forte, essendo tra l’altro a fine mandato. A riprova di ciò non vi è alcuna telefonata in cui Mazzini (intercettato) dice a De Santis (intercettato) di far pareggiare Lecce e Parma. E, per quanto riguarda De Santis (unico strumento usato per salvare la Fiorentina secondo gli inquirenti), alla penultima arbitra Brescia-Messina, col Brescia che batte i siciliani (“GEA”/Fabiani) e scavalca la Fiorentina mandandola al penultimo posto. Avesse perso, il Brescia sarebbe di fatto retrocesso, giocando con spirito diverso l’ultima di campionato contro i Viola. Inoltre, i bresciani avevano un titolare diffidato, e De Santis non lo ammonì.\r\n

Peraltro, a sostegno delle risultanze relative alle citate intercettazioni, si sono registrate alcune deposizioni testimoniali particolarmente significative: si pensi, ad esempio, a quella del calciatore del Parma Fabio Vignaroli, in campo con la maglia gialloblù nel citato Lecce – Parma 3-3. Il giocatore ha riferito quanto segue: “Dissi a De Santis che stavamo subendo dei torti e che stavamo lì per vincere. Lui mi rispose: ”.\r\n\r\n Con riferimento invece al già evidenziato accanimento arbitrale nei confronti della squadra ducale, è altresì di assoluto rilievo quanto riferito dall’ex dirigente del Parma Luca Baraldi ai pm in qualità di persona informata dei fatti; ecco le sue parole: “…Giraudo, parlando a voce alta praticamente quasi urlando… ci disse che comunque questa situazione ce l’avrebbe fatta pagare anche facendoci retrocedere in B..” La vicenda risale al giugno 2004 e si riferisce ad una complessa trattativa per la cessione alla Juventus dell’attaccante Di Vaio, all’epoca in forza alla società emiliana.

\r\nSia la prima bufala sia la seconda sono state ampiamente smentite in dibattimento. Basta googlare e leggere delle trascrizioni dei due controesami.\r\n

Prima di concludere l’argomento, si ritiene opportuno fare un breve cenno sulle intercettazioni estrapolate da alcuni consulenti delle difese – per fini processuali – tra le migliaia archiviate dalla Procura di Napoli, intercettazioni queste che vedono protagonisti sia soggetti già imputati che soggetti non imputati. E’ opportuno ribadire come dette intercettazioni siano state ascoltate dalla polizia giudiziaria e conseguentemente catalogate e (brevemente) brogliacciate in quanto prive di qualsivoglia rilievo penale. A riprova di quanto affermato, basti pensare che dall’aprile 2010 – periodo iniziale della loro divulgazione – ad oggi nessuna di queste intercettazioni ha dato origine a nuove contestazioni penali a carico degli imputati o carico di altri soggetti non imputati nel processo. In ultimo, va pleonasticamente evidenziato come tali intercettazioni non possano nemmeno essere utilizzate con la pretesa di mettere in discussione la rilevanza penale delle intercettazioni trascritte che hanno causato il rinvio a giudizio degli odierni imputati (difficilmente equivocabili nei contenuti). In ogni caso una dettagliata analisi plurigiurisdizionale (sportiva e penale) delle intercettazioni de quibus verrà svolta non appena il perito nominato dal Tribunale di Napoli, Dott. Roberto Porto, avrà terminato la relativa trascrizione.

\r\nConcetto incredibile, questo. Se una telefonata dà “origine a nuove contestazioni penali a carico degli imputati o carico di altri soggetti non imputati nel processo” lo decide il Pm e non lo decidono gli avvocati. Se i Pm ignorano una telefonata, non è che se gli avvocati la fanno uscire fuori possono produrre in automatico l’iscrizione nel registro degli indagati di nuovi soggetti. Inoltre, esistono telefonate che hanno VALORE DIFENSIVO. Ignorate in maniera vergognosa dagli inquirenti. E per quelle non c’è alcuna giustificazione.\r\n\r\nE con questa chiudiamo anche la terza parte. La quarta è sulle sim svizzere, argomento di cui abbiamo già trattato ampiamente e in diversi articoli (uno dei quali verrà usato probabilmente nelle arringhe finali). Se ancora ritenete credibile tale dossier, vedrò di completare l’opera e perderci un’altra oretta.\r\n

(Continua…)