Editoriale: i fantasmi rianimati dal sergente Zaccheroni

Zaccheroni001Amauri: tre gol in due partite. Del Piero: assist, gol e numeri in serie prima in Italia e poi in Europa. De Ceglie e Marchisio tra i migliori in campo. Se invece di essere a febbraio inoltrato fossimo a novembre, ci sarebbe di che immaginare la Juve in lotta su tutti i fronti e in piena salute. Invece così non è e la Signora è ancora lì che si domanda se è vera gloria quella conquistata contro il Genoa e l’Ajax: due partite che il sergente Alberto Zaccheroni ha portato a casa con una truppa che pian piano sta ritrovando fiducia e morale. Addirittura, udite udite, i bianconeri hanno vinto i due incontri in rimonta: da squadra pronta a squagliarsi qual era, la Juve di Zac adesso non molla. Magari va sotto, però si tira su le maniche e non perde la testa.\r\n«Quando riusciremo a esprimerci secondo il nostro potenziale, faremo male a molti», ha ribadito il tecnico romagnolo. Lo diceva anche Ferrara, senza però riuscire a fare in modo che i suoi si scrollassero di dosso apatia e rassegnazione. Poi è arrivato il buon Zac che, con quell’aria un po’ paciosa ma con toni fermi, ha azzerato tutto: «Decido io, sempre e comunque. La società mi ha dato carta bianca per arrivare alla qualificazione in Champions: ce la faremo, ma la truppa mi deve seguire». Si è piantato in mezzo al campo e non si è più mosso: controlla tutto, dà ordini e non guarda in faccia nessuno. Studia. Ripassa. Istruisce. E, se serve, ripete la lezione. Chi capisce, bene: chi non lo segue, si accomoda altrove. Non ha avuto molte alternative, finora: ha fatto con quel che aveva, restituendo però vita ad Amauri e anche a Del Piero. Non ci è ancora riuscito come avrebbe voluto con Diego – «il trequartista perfetto per il campionato italiano» – ma intanto Felipe Melo si è un po’ disciplinato combinando meno disastri di quanto avesse fatto fino a venti giorni fa.\r\n«Ad Amsterdam Zaccheroni è stato molto intelligente», ha detto ieri Diego al sito dell’Uefa. Non è la prima volta che l’ex giocatore del Werder Brema mostra di apprezzare il lavoro dell’allenatore con la piadina: ai soliti amici ha confidato che tatticamente non c’è paragone tra l’attuale gestione e quella precedente. E, come lui, la pensano un po’ tutti: indicazioni chiare e puntuali, una strada certa da seguire e anche un pizzico di fortuna, viste le polemiche seguite la vittoria con il Genoa e il palo subito giovedì nel finale.\r\nNel frattempo, appunto, sono rinati Amauri e Del Piero. Due mezzi fantasmi fino a venti giorni fa, giocatori decisivi oggi. Entrambi sognano il Mondiale agli ordini di Lippi e, a differenza di Cassano (cui ieri il ct, da Sanremo, ha detto di non avere bisogno di prendere alcuna pastiglia, vista la canzone che il barese gli aveva dedicato martedì), hanno il vantaggio di non essere stati ancora pubblicamente scaricati. Il brasiliano, sotto le cure di Eugenio Albarella – il preparatore atletico di Zac, con cui lui ha lavorato ai tempi di Napoli, nel lontano 2001 – è rifiorito anche dal punto di vista fisico stringendo poi un patto di ferro con il nuovo vice-allenatore Stefano Agresti. Quanto a Del Piero, un po’ con l’astuzia e un po’ perché la classe non scompare mai, è tornato (più o meno) quello dei bei tempi: una sorta di Avatar, visto che va di moda al momento. Zaccheroni se lo è coccolato fin dal primo giorno, lo ha lasciato lavorare con il suo preparatore personale (Giovanni Bonocore) dandogli in mano le chiavi della squadra: l’altro non aspettava di meglio e ha ricominciato a piazzare zampate. Ha ritrovato di botto il buon umore e sul suo sito si è messo anche a contare i gol segnati in carriera visto che secondo alcuni – tra Juve, Padova e Nazionale – è arrivato a 299 e secondo altri si trova già a 301. «Farò il possibile per segnare al più presto un altro gol per festeggiare “all’unanimità” la trecentesima rete da professionista».\r\n\r\nCredits: Il Giornale\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it