Diego non è ancora Diego (di Roberto Beccantini)

roberto-beccantiniLa Juventus era l’ultima squadra imbattuta. Il crollo di Palermo ne smaschera l’arroganza del modulo e, complice il pareggio di Marassi, consegna il vertice della classifica a una coppia inedita, Inter e Sampdoria. Zenga ha atteso e stanato Ferrara, il cui disinvolto impiego di ciliegine continua a sbilanciare la torta. Per un tempo, Palermo al governo sia a metà campo che sulle fasce; nella ripresa, bianconeri avanti a testa bassa. Traversa a parte, Diego non è ancora Diego e Amauri, al di là delle munizioni, carenti, non è più, e basta. Contabilità arbitrale: manca almeno un giallo ai randellatori di Diego e il secondo a Camoranesi. Le fatiche di Monaco e gli infortuni non spiegano, da soli, il calo atletico e la carestia di idee. La manovra, barbosa ed esposta ai rischi del contropiede, ha prodotto il primo zero in attacco dal 22 novembre 2008 (Inter-Juventus 1-0). A cominciare da Felipe Melo (25 milioni? Corvino, lei è un genio), il gruppo fatica a reggere un atteggiamento così spavaldo. Dopo la sosta, la Juventus di Poulsen riceverà la Fiorentina di Zanetti e Marchionni. Complimenti a Zenga e al Palermo: aggressivo, umile, chirurgico, con Pastore fionda e Miccoli sasso.\r\n(LaStampa)