Caso biglietti: “le accuse alla Juventus traballano”

Le accuse contro la Juventus per il caso biglietti si stanno smorzando: ecco le parole di Massimiliano Manfredi, membro della Commissione Antimafia

Sul caso biglietti e i presunti rapporti della Juventus con persone poco raccomandabili, le accuse traballano. Lo dice senza mezzi termini Massimiliano Manfredi della Commissione Antimafia. Intervistato da Guido Vaciago di ‘Tuttosport’, lo stesso sottolinea: “Vorrei premettere che i processi sia giudiziari che sportivi si celebrano nelle aule e non sui giornali, tuttavia sto osservando che nel frattempo qualcuno inonda le redazioni di intercettazioni che non centrano con la vicenda e sono dei “falsi scoop”. Se chi diffonde le intercettazioni volesse davvero innescare uno scoop, allora dovrebbe tirare fuori l’intercettazione riferita nelle audizioni presso la commissione (quella raccontata da Pecoraro) e che non riusciamo a trovare da nessuna parte e che, qualora fosse autentica, potrebbe dimostrare i contatti fra il presidente della Juventus e la ‘Ndrangheta. Se esistesse, naturalmente, perché finora non l’abbiamo trovata e il castello traballa”.

Insomma, nonostante la Procura di Torino non abbia indagato mai la Juventus né alcun suo tesserato, sui giornali si continua ad associare il nome del club bianconero alla malavita, con un danno di immagine incalcolabile. Quanto all’intercettazione che “incastrerebbe” Agnelli, non la si trova da nessuna parte, insiste Manfredi: “La risposta ce la darà la Procura di Torino che è l’unica depositaria della, diciamo, verità, visto che l’inchiesta è stata fatta da loro e la procura federale ha semplicemente ereditato le loro carte, che per altro sono anche a disposizione della Juventus e dell’Antimafia, in quelle carte non c’è, ora la presidente Bindi ha chiesto alla Procura di Torino se per caso esiste del materiale che non d è stato inviato. Aspettiamo una risposta in tempi brevi e si farà chiarezza”.

È chiaro che se davvero la telefonata si confermasse fantasma, sarebbe di una gravità enorme… “Se fosse autentica, si dimostrerebbe la consapevolezza da parte di Andrea Agnelli del coinvolgimento di Dominello con la ‘Ndrangheta. Insomma, sarebbe qualcosa di abbastanza pesante. Ma la cosa strana è che questa intercettazione non risulta neppure negli atti del deferimento del procuratore federale per il processo sportivo. lnsomma, un piccolo mistero oppure tanta confusione in chi ha messo mano sulle carte di Torino”.

Caso biglietti: che confusione con le intercettazioni!

E non è tutto, perché anche delle intercettazioni che circolano, si è fatta tanta confusione, addirittura con scambi di persona. “La prima è quella nella quale alcuni media hanno confuso Dominello con Grancini – prosegue Manfredi, membro dell’Antimafia -. , uno dei leader della curva a cui Agnelli fa riferimento come un personaggio che “uccide”. Ora, al di là di qualsiasi considerazione su Grancini che a mio parere è uno di quei personaggi di cui bisognerebbe ripulire le curve, non si tratta apparentemente di un affiliato legato alla N’drangheta e non si tratta della telefonata in questione. Oltretutto mi sembra che in quel dialogo si evinca che la Juventus non sia propensa al dialogo con queste figure e mi sembra un atteggiamento giusto”.

La seconda telefonata è quella tra Calvo e D’Angelo… “Esatto. E, intanto non è Agnelli che parla, ma è D’Angelo che dialoga con l’ex direttore marketing Calvo che rimane per lo più in silenzio meravigliato. La telefonata risale alla scorsa estate, quando la Juve era intercettata e scattano i primi interrogatori, a fatti già avvenuti. E anche in questo caso mi sembra un dialogo che testimoni la buona fede dei protagonisti. D’Angelo è sorpreso e preoccupato dell’arresto dei fratelli di Dominello, come a significare che non c’era consapevolezza delle sue possibili connessioni con la N’drangheta. E sottolinea come loro hanno “sempre parlato con quello incensurato”. Insomma, neppure questa è l’intercettazione di cui tanto si paria e non aggiunge nulla in quanto si svolge a fatti avvenuti”.

Insomma, per ora tanto fumo e niente arrosto, ma la certezza è il danno che sta subendo la Juve a livello di nomee marchio… “Juve rapporti con la malavita? Cosa che al momento non è assolutamente vera. È iniziato il processo penale e in quella sede i dipendenti della Juventus sono entrati come testimoni e ne escono come testimoni. E non esistono riscontri per affermare il contrario”.