Calcioscommesse: pentiti sconfessati e figuraccia per la (in)giustizia sportiva

(Di Mirko Nicolino) I tifosi delle altre squadre ci dicono che facciamo la caccia alle streghe, che vediamo sempre complotti contro di noi, che siamo storicamente “la squadra più ladra d’Italia” e che per questo non abbiano neanche diritto di replica. Noi, invece, abbiamo sempre letto le carte e difeso chiunque fosse stato vittima di ingiustizie, indipendentemente dalla maglia indossata. Perché oggi siamo noi ad essere vittima della (in)giustizia sportiva, domani tocca a voi. I fatti ci stanno dando ragione: al Tnas diverse condanne sono state cancellate o riscritte in favore degli imputati. Alla Cassazione del calcio, infatti, il pentitismo tanto utilizzato nel processo sul calcioscommesse comincia a vacillare e spesso esce sconfitto. Promettere sconti a chi ha taroccato partite, in cambio di nomi – meglio se altisonanti – è una pratica barbara e incostituzionale che non ci stancheremo mai di denunciare.\r\n\r\nInutile rivendicare l’indipendenza della giustizia sportiva, questa non è indipendenza, ma totale dispregio dei più banali diritti umani. Prima Filippo Carobbio poi Carlo Gervasoni: le sentenze del Tnas stanno dando ragione a chi chiedeva che le loro testimonianze venissero valutate attentamente e caso per caso. L’ultimo in ordine di tempo ad essere assolto è l’ex portiere del Novara Alberto «Jimmy» Fontana: secondo uno dei due pentiti dell’inchiesta, Fontana aveva partecipato alla distribuzione di 150 mila euro dopo la combine di Chievo-Novara (gara di Coppa Italia del 2010 finita 3 a 0 per i veneti). Per il Tnas, Fontana non ha preso parte a nessuna combine, né tantomeno ha diviso soldi con alcuno. Non c’è alcuna prova in merito.\r\n\r\n“Gettato nel tritacarne per le dichiarazioni di un pentito, senza riscontro: se devo smettere di giocare, dovrò essere io a deciderlo, non altri per me. Ho combattuto per mia moglie, mia mamma, mia nonna, le donne della mia vita. E per i miei figli…”, ha dichiarato Fontana. Così come Fontana, è stato assolto qualche settimana fa anche Mavillo Gheller, dopo aver beccato senza prove sei mesi di squalifica in appello: Carobbio lo aveva indicato come uno dei promotori della combine Novara-Siena dell’1 maggio 2011, il Tnas non lo ha creduto. “Ho vissuto settimane terribili, ho perso due anni di contratto con il Pavia e ho dovuto sostenere le spese per difendermi come gli 850 euro per ottenere otto cd con gli atti processuali dalla procura federale…”, ebbe a dire Gheller la sentenza.\r\n\r\nChi ne esce con le ossa rotte, dunque, è la (in)giustizia sportiva. In attesa dell’interrogatorio di Gegic di oggi, il pentitismo tanto sbandierato dalla procura federale di Palazzi si sta dimostrando pieno di falle e soprattutto foriero di ingiustizie. Che devono spesso patire i familiari di persone totalmente estranee ad alcun addebito.