calciopoliDopo quattro anni dalle sentenze che affossarono la Juventus con la farsa Calciopoli, si torna a parlarne in maniera prepotente. O per lo meno, questo accade sul Web e solo in parte sulla carta stampata. La televisione, quel potentissimo strumento capace di palsmare le folle da quando è stata inventata, ancora vive di censure. Stiamo parlando di Replay, il programma di Raisport (curato da Bruno Gentili…chi non ricorda i suoi fasti in Rai?) andato in onda ieri sera alle 23.10 su Raitre (qui lo potete rivedere) il quale, nel promo, annunciava la possibilità di ascoltare in esclusiva gli audio originali di alcune intercettazioni telefoniche mai diffuse prima. Come ogni programma antijuventino che si rispetti, hanno pensato bene di non invitare nessuno (a qualunque livello) che potesse fornire almeno un contraddittorio al parterre presente in studio (Boniek e Galeazzi) o collegato via video (Leo Turrini, pennivendolo della Gazzetta e interista dichiarato).\r\nSi presumeva di poter iniziare con la telefonata che riguardava l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti, ma per una non chiara “forma di rispetto” (come se i degni di rispetto possano essere solo i defunti) il conduttore decide di evitare e si passa direttamente a quella riguardante il colloquio tra Paolo Bergamo e Moratti (10/01/2005) e logicamente, invece di disquisire sul fatto che il PM Beatrice spergiurò a quattro bocche sull’inesistenza di intercettazioni tra il patron nerazzurro ed i vertici arbitrali (poi evidentemente smentito dai fatti), è partita la solita crociata anti-Moggi, con un Leo Turrini che spara a zero sulle nuove intercettazioni definendole un nulla in confronto a quelle lette (da lui, ovviamente) all’epoca. Come se quelle intercettazioni fossero molto diverse nei contenuti: si vede che il signor Turrini ha dei vuoti di memoria notevoli oppure è semplicemente in malafede. Vuoti di memoria (cronici?) comuni anche a Boniek – notoriamente non vicinissimo all’ambiente bianconero, per usare un eufemismo – e soprattutto a Galeazzi il quale, forse appesantito dai bagordi culinari pasquali e quindi in piena fase digestiva, vomita un “Moggi da un punto di vista sportivo merita l’ergastolo per quello che ha forzato, per quello che ha  fatto e quello che ha detto, ma dal punto di vista penale è difficile dargli qualche colpa che possa generare più di una multa o una diffida“… In pratica: Moggi ha commesso mille nefandezze, ma io lo assolverei con formula piena. Burp.\r\nSi ascolta adesso un’intercettazione del maggio 2005 riguardante Leonardo Meani – colui che il Milan inquadrava nel suo organigramma come “addetto agli arbitri” – e Paolo Bergamo, durante la quale  si parla di dare una “regolata” a Trefoloni, accusato dal Meani di essere “troppo juventino“. Ma anche questa traccia audio viene edulcorata dal Turrini con un “normale chiacchierata, nulla di rilevante: non è possibile considerarla in fase di dibattimento penale“. Turrini poi fa pure il simpaticone dicendo che “vuole bene a Moggi“, per poi passare a citare il Capitano (“quello con l’uccellino..”), al quale viene imputata la colpa grave di chiedere indietro lo scudetto di cartone, ma che in cambio vuole quello del 1998…..\r\nSi passa al colloquio tra Collina e Meani, il quale riguarda la condotta del guardalinee Pisacreta e di un “grande Capo avvertito, chiamato da un numero diverso per non passare dal centralino…”. Un sotterfugio, insomma. Ma invece di chiedersi perchè Collina dovesse chiamare un Grande Capo (o anche chi sia, questo Grande Capo), Boniek dice che è tutto uno schifo da 25 anni e che si meraviglia di come il Milan possa aver dato mandato ad uno come Meani per fare queste cose assurde, sconfessando tutto quello che avevano detto prima, ovvero che tutte le nuove intercettazioni non hanno alcun valore in fase di dibattimento processuale. Un chiacchiericcio…\r\nDopo altre divertenti battute di Turrini degne del suo collega conterraneo che ha spopolato a Zelig (…”inutile che l’Inter giochi domani (oggi, ndr) in Champions, tanto poi Vieri chiederà la revoca“…), la co-conduttrice, dotata di espressività pari ad un divano del ‘700, lancia (finalmente) un intervista a Prioreschi, legale di Moggi. La stessa è palesemente tagliata ad arte e lo stesso Prioreschi, intervenuto prontamente qualche minuto dopo in diretta telefonica, non manca di farlo notare. Come non manca di far notare quanto segue:\r\n

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  • che che i legali di Moggi non hanno accusato i Carabinieri;
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  • che, visti i nuovi elementi acquisiti, ci troviamo di fronte ad un dato oggettivo ed incontrovertibile: centinaia se non migliaia di intercettazioni telefoniche, le quali sarebbe state senza dubbio alcuno molto utili alla difesa, non sono state trascritte;
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  • che sotto il profilo penale la procura dovrà valutarle adesso, dato che non le conosce. L’articolo 358 prevede che il Pubblico Ministero esamini tutte le prove, comprese quelle a difesa dell’imputato;
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  • per quanto riguarda le sim svizzere, tirate fuori sia da Turrini che da Boniek nel corso della trasmissione ed etichettate come prova inconfutabile della corruzione degli arbitri al volere della Cupola moggiana, Prioreschi ricorda che si tratta solo di un ipotesi accusatoria e non di un dato di fatto, come ampiamente descritto nelle carte processuali.
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\r\nAlla richiesta – giustificatissima, data l’ignoranza totale dei vari Boniek, Galeazzi e Turrini – di andarsele a leggere, le carte processuali, Boniek si infervora, asserendo di avere “cose più importanti da fare e che se non le va di parlare con loro puo’ anche riattaccare“. Glissando sul motivo per cui allora il “bello di notte” si trovi ad una trasmissione riguardante le intercettazioni di Calciopoli (un minimo di preparazione prima di partecipare, no eh?) la palla torna a Prioreschi, il quale fa finalmente notare che ci si deve esprimere su fatti oggettivi e non su preconcetti. Al che il conduttore, forte della sua ignoranza infinita, forgiata da anni di Gazzetta, spara un sibillino “ma Paparesta ha ammesso di averla, la sim svizzera“. Pronta la risposta di Prioreschi: “guardi che Paparesta non ha ammesso nulla: il padre ha detto di avere una sim straniera, tanto è vero che per l’arbitro è stato archiviato il procedimento penale a suo carico su richiesta del Pubblico Ministero. Ma quello che deve essere chiaro – continua Prioreschi – è che Luciano Moggi non ha mai consegnato alcuna sim straniera a nessun arbitro. Ed anche questo è un fatto incontrovertibile. I due arbitri imputati di averle possedute, Cassarà e Gabriele, sono stati prosciolti dal GIP perchè il fatto non sussiste. Siamo tutti in attesa di leggere queste motivazioni“.\r\nBoniek, Galeazzi e Turrini ammutoliscono, il conduttore glissa a piè pari su eventuali repliche dovendo chiudere la trasmissione.\r\nTanto, ormai, “informazione è fatta”; il messaggio, seppur di parte, lacunoso ed orribilmente infarcito di non verità, è stato lanciato.\r\n\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it