Bicchiere mezzo pieno, per ora…

(Di ElDavidihno) Che qualcosa si fosse incrinato era evidente già dalla trasferta di Lecce quando, al ritorno dalle vacanze natalizie, si è data la colpa all’ormai famosa preparazione ”contiana” di Dubai, fatta di duri allenamenti atletici per ringalluzzire muscoli e gambe e fatta passare come il motivo principale della prestazione incolore e sottotono dei ragazzi, decisamente sulle gambe e senza benzina per cercare con convinzione la via del gol al “Via del Mare”. Bisogna premettere che, si spera, questo tipo di preparazione possa veramente tornare utile e pagare nell’ultima parte di stagione come molti ipotizzano. Detto ciò, l’enorme mole di gioco creata nella prima parte di stagione sino alla sosta natalizia si è ridotta, diciamo “stabilizzata”, tornata a livelli più normali, perché non si possono e non si potranno sostenere sempre certi ritmi. Non è un caso, infatti, che dalla trasferta di Lecce alla gara casalinga col Cagliari la prestazione dei ragazzi, sotto certi aspetti, sia stata analoga. In entrambe le partite è mancato il filtro a centrocampo, vero motorino di tutta la squadra: la pressione di Vidal e gli inserimenti profondi di Marchisio, entrambi in netto calo fisico. Servirebbe una mezzala dinamica che faccia rifiatare, a turno, entrambi. Questo non si è riversato negativamente sulla difesa che ha comunque retto più che bene in entrambe le partite ma sull’ attacco, mancante in alcuni casi del cinismo giusto per colpire o chiudere la partita(come accaduto nel primo tempo contro il Cagliari), in altri latitante di tiri nello specchio perché si crea tanto gioco ma non si conclude mai e si torna a parlare, spesso, di giro-palla fine a se stesso e gioco privo d’originalità e guizzi vincenti. Nonostante in rosa non ci siano campioni, i limiti mostrati da questa Juve non sono tecnici poiché attraverso il gioco si può ovviare a questo, bensì limiti fisici (dovuti alla preparazione ed ai ritmi altissimi dell’andata), caratteriali (qualche fantasma, quando si prende gol come quello di Cossu, torna ancora) e di mentalità. Nel secondo col Cagliari, nonostante la solita determinazione nel cercare di vincere e portare a casa il risultato, abbiamo abbassato la guardia sottovalutando un po’ l’avversario e si è spinto con meno criterio rispetto ad altre volte. Hanno capito come fermare la Juve, gli avversari: mettere un giocatore fisso non più su Pirlo ma su Lichsteiner. Contro il Cagliari del preparato mister Ballardini, lo svizzero, nonostante la pecca dei quattro errati controlli di palla su cambio di gioco in corsa (è un suo limite quello del controllo di palla che non lo renderà mai un terzino tanto tecnico quanto carismatico e atletico sul piano della corsa), ha disputato una partita di grande spinta e vigore atletico che sin quando a Nainggolan non è stato detto di rientrare persino negli spogliatoi al fianco dello svizzero.  Secondo me, invece, avrebbe dovuto far giocare Lichsteiner in modo meno spregiudicato: la posizione tropo avanzata dello svizzero, da essere a nostro vantaggio, ha consentito al Cagliari di trovare le giuste contromisure, nel secondo tempo, per stroncarci del tutto, marcando a uomo tutti i nostri quattro di difesa. Capitolo cambi: Conte ha l’abitudine(o il vizio, dipende dai punti di vista) di ritardarli sempre. Io mi sono fatto un’idea particolare, partendo comunque dal presupposto che sono i panchinari che non hanno smosso la partita o fatto la differenza. Come accaduto altre volte. Non sono all’altezza, per vari motivi, dei titolari che, arrivati a questo punto della stagione, necessitano di poche partite di riposo. Non so se oggi Giaccherini, Elia, Quaglia o Esti avrebbero potuto fare qualcosa. Oggi servivano i tiri da fuori o la giocata da fermo. Una punizione dal limite che non ci conquistiamo da una vita. Bisogna farsi più furbi: quando non sempre gli inserimenti delle mezzali sono efficaci si può e si deve tentare un tiro sulla ribattuta che quest’anno non si sono mai visti. Manca la giocata veloce, intelligente e d’astuzia a questa squadra che s’esprime con troppa umiltà. è la fotocopia in campo del Conte allenatore ai microfoni. Umiltà e lavoro. A iosa. Spesso Conte non cambia nessuno prima dell’ottantesimo perché, secondo me, la Juve che si deve impegnare a recuperare o limitare a gestire il risultato, nelle idee di Conte, è quella che scende in campo dall’inizio/ i titolari/ quelli già ben amalgamati nel gruppo (ditelo come volete…), sui quali conta ciecamente e che sono già entrati nelle dinamiche della partita. La rotazione degli uomini, se proprio deve farla, Conte decide di applicarla all’inizio, magari sostituendo giusto un paio di titolari. L’idea è quella di finire, sempre, con gli stessi undici che hanno iniziato. Inoltre, quando gli avversari capiscono il nostro gioco(perché quasi tutti oramai l’hanno capito e l’hanno studiato a tavolino, trovando le contromosse alla transizione difensiva aggressiva e volta al repentino recupero della sfera, al possesso palla continuo, al giro difensivo basso, alle caratteristiche di Vucinic, Vidal, Marchisio, Lichsteiner in particolare…) ci si può limitare meno alla ricerca continua e maniacale del gioco come mezzo veicolante per arrivare nei pressi della porta. Soprattutto nei momenti difficili. I passaggi in verticale, sempre “puliti”, non sempre fanno male, anzi. Comunque bisogna trovare nuova linfa per la seconda parte del campionato, perché così non si riesce ad arrivare in piena corsa sino alla fine. Siamo entrati nella storia della serie A con il 18esimo risultato utile consecutivo da inizio campionato, senza mai aver perso ma, forse, serve qualche colpo in canna in più per entrare anche nella storia di questo campionato che stiamo disputando sopra ogni più rosea aspettativa ma che abbiamo il dovere di disputare puntando al massimo. Due punti persi sì, ma in virtù della sconfitta del Milan, credo che tutti abbiamo pensato più alla testa solitaria della classifica, nonostante il pareggio, che alla distanza che avremmo potuto acquisire sempre dai rossoneri in caso di vittoria nostra. Quindi un punto guadagnato, con qualche appunto da fare per il futuro. Bicchiere mezzo pieno, per ora. Deve essere per forza così.