Bergamo: “Calciopoli, un procedimento doloso”

Sono passati quattro anni e mezzo, oltre 1600 giorni da quando l’Italia calcistica è stata travolta da una colossale serie di errori dolosi che hanno colpito e mortificato milioni di “tifosi veri” che amavano il calcio come una parte integrante del loro quotidiano. Ho detto “tifosi veri” perché sono convinto, e non mancano numerose testimonianze, che anche coloro che al tempo hanno goduto per le disgrazie altrui, oggi stiano vivendo una profonda pausa di riflessione, che danneggia gravemente la stabilità e la credibilità dello sport più amato dagli italiani.\r\n\r\nParlo di errori dolosi perché ho elementi e documenti che supportano la mia affermazione, vediamoli. L’aspetto più inquietante è la partenza del processo mediatico al quale siamo stati sottoposti. Le indagini svolte nel 2007 a seguito di precise denunce di sportivi che volevano capire quali fossero le fonti alle quali aveva attinto la stampa che ha dato il via a Farsopoli, hanno accertato come recita il procedimento numero 14778/07 registro numero 679/08 – ufficio 14.mo presso il Tribunale di Roma – che “un infedele Pubblico Ufficiale facente parte del personale addetto all’indagine (quella che ha partorito Farsopoli, ndr) ha messo a disposizione della stampa le note informative dell’indagine appena conclusa”, cioè, perché sia chiaro a tutti, o il Colonnello Auricchio o uno dei pochi collaboratori che avevano accesso con una password segreta al suo computer hanno inviato, proprio da quel computer, le note informative ancora “sotto segreto istruttorio” ad alcuni giornali. L’Espresso fece lo scoop pubblicando il Libro Nero del Calcio! Beh, la partenza è niente male! Nel caos più completo, anche la Figc fu costretta ad assumere un ruolo di riferimento; il Presidente Franco Carraro dette immediatamente le dimissioni, e io feci altrettanto perché il clima era irrespirabile; doveva essere nominato un Commissario straordinario. Chi decise di nominare Guido Rossi, che non poteva garantire imparzialità di giudizio? Perché Guido Rossi mise alla porta i componenti dell’Ufficio Indagini, compreso il responsabile il Generale Italo Pappa, nominandone altri che guidati da Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Federico Maurizio D’Andrea altro non fecero che avallare le ipotesi di colpevolezza costruite sul niente dal Colonnello Auricchio? Quello che dico è documentato dalle mie dichiarazioni rilasciate all’Ufficio Indagini che potete leggere nella loro integrità documentale, firmate dai vice capo ufficio D’Andrea e De Feo e dai loro collaboratori Quartarone e Ricciardi e ovviamente da me e dal mio difensore, l’avvocato Scalise.\r\n\r\nIn concreto sono stato accusato di aver falsato il sorteggio, leggiamo la mia risposta all’Ufficio Indagini: (vedi allegato 1) Sarebbe stato sufficiente interpellare i due notai che certificavano la regolarità dei sorteggi o qualcuno dei giornalisti che lo effettuavano o Antonello Capone, Presidente USSI, che convocava i giornalisti stessi ogni volta uno diverso dall’altro, per avere la certezza matematica di quanto da me asserito. Non fu fatto, volutamente, perché? I due notai, molti giornalisti che si sono offerti spontaneamente, e Antonello Capone a Napoli, davanti ai Pubblici Ministeri e alla Corte giudicante hanno “giurato” che era assolutamente impossibile modificare la regolarità del sorteggio.\r\n\r\nAltra accusa a mio carico era quella che in una occasione il 9 febbraio del 2005 alla quinta giornata del girone di ritorno parlai con Moggi della formazione della griglia degli arbitri e della partite. Bene, la mia risposta fu eloquente: (vedi allegato 2) Anche in questo caso sarebbe stato sufficiente che l’Ufficio Indagini avesse interrogato i dirigenti da me ricordati e tutto sarebbe stato chiarito. Mi preme aggiungere che il telefono intercettato mi era stato dato in dotazione dalla Figc che pagava i canoni e controllava i tabulati e i relativi contatti telefonici. La mia lunga esperienza internazionale (dal 1992 Osservatore Uefa fino al 2006 – dal 2000 al 2002 membro della Commissione Arbitri Uefa per la formazione, la valorizzazione degli arbitri internazionali e la designazione degli arbitri stessi per tutte le gare internazionali europee – dal 2002 al 2006 membro della Commissione Arbitri Fifa per la formazione e la valorizzazione degli arbitri d’élite internazionali impegnati nei campionati mondiali, comprese Olimpiadi e Confederation Cup) mi ha insegnato che la designazione di un arbitro è esclusivamente una scelta tecnica fatta dalla Commissione Arbitri che giudica quell’arbitro, in quel momento, il più in forma per quella partita. Niente di più. Il mio punto di vista, lo difenderò per tutta la vita, è che il responsabile della Commissione Tecnica Arbitrale può e deve avere corretti rapporti verbali con i dirigenti e gli allenatori per uno scambio positivo di opinioni utili a rasserenare l’ambiente prima di ogni gara. L’arbitro sotto il profilo psicologico, ha bisogno, prima della gara, di trovare un ambiente non ostile, che creda in lui.\r\n\r\nPochi ricordano i risultati che nei sei anni che io e Pairetto abbiamo avuto dalla Figc l’incarico di responsabili: il primo campionato fu vinto dalla Lazio, il secondo dalla Roma (mai nella storia dei nostri campionati lo scudetto si era fermato a Roma due anni consecutivi) il terzo lo perse l’Inter all’ultima giornata di campionato contro la Lazio. Il quarto, quinto e sesto furono appannaggio di Juventus e Milan, guarda caso nel periodo che i due club si giocarono a Manchester la finale per il titolo di Campione d’Europa e il Milan ripetè la finale nel 2005 contro il Liverpool. E’ lecito pensare che fossero le più forti oltre che in Europa anche nel nostro campionato!\r\n\r\nChi vuole controbattere le mie verità che ho documentato può farlo ed avrò il piacere di rispondergli.\r\n\r\nPaolo Bergamo\r\n\r\n(Credits: Uccellinodidelpiero.com)