Beccantini: “All’Olimpico partita-farsa. Tronchetti? Ha l’arroganza del finto Santo”

La Lazio che fa un piacere alla Roma: in che film? Lo fece alla Juventus, e così il calcio italiano conobbe il suo 5 maggio (2002). L’Inter cancella i fantasmi del passato e si riprende il primato che il calendario-spezzatino aveva affidato alla Roma, vittoriosa a Parma. Due punti di vantaggio a due giornate dal termine. José Mourinho vuole tutto: il campionato, la Coppa Italia, che mercoledì (5 maggio, a proposito) contenderà alla Roma, e la Champions, in palio il 22 maggio a Madrid, con il Bayern. La tripletta, in Italia, deve ancora «uscire»: siamo fermi alle doppiette scudetto più Europa dell’Inter di Helenio Herrera nel 1965 e del Milan di Fabio Capello nel 1994. Avrebbe dovuto essere l’ultima trappola, la sfida con la Lazio: è stata un’amichevole. L’Inter l’ha superata con un agio pari alle occasioni sciupate, agevolata dal pareggio di Atalanta-Bologna che aveva contribuito ad alleggerire la classifica degli avversari, teneri come tutti i naufraghi tratti in salvo. Ai gol di Samuel e Thiago Motta, i tifosi laziali hanno esultato più degli interisti.\r\nE la storia di Lotito furibondo con Moratti per il «ratto» di Pandev? Fantasie. Non era la Lazio feroce del derby: così impara, Totti, a mostrarle i pollici. Proprio il Pupone, conil do di petto del Tardini, aveva lanciato l’ultimissima volata. Sarebbe stata una partita sbilanciata in condizioni normali, figuriamoci dopo l’opportunità offerta ai laziali da Roma-Sampdoria 1-2. L’Olimpico ha cantato Mourinho, «uomo vero in un calcio finto», con allusione involontaria alla partita in corso. Hai voglia di riandare alle energie spese a Barcellona, al turnover e al cambio di modulo: troppi stimoli da una parte, troppo pochi dall’altra. Il 5 maggio 2002, la Juventus della Triade segnò due gol in dieci minuti a Udine (apriti cielo); nel primo tempo, l’Inter avrebbe potuto realizzarne cinque. Tutto il mondo è paese: in Liverpool- Chelsea,Gerrard ha servito la palla dell’uno a zero a Drogba, e così gli ultrà dei rossi potranno sempre godere del titolo dedicato ai blues di Ancelotti e (quasi) soffiato agli acerrimi rivali del Manchester United. In compenso, i commenti di Tronchetti Provera sullo scudetto 2006 appartengono alla sguaiata arroganza dei santi finti e distratti (molto distratti, se pensiamo al caso Telecom). La sadica altalena di Bergamo, suggellata dal romanzesco harakiri di Peluso, aveva tolto pressione alla Lazio. Per una volta, ha sbagliato Tagliavento: mancano un rosso diretto a Tiribocchi e un altro per cumulo a Mutarelli; e nell’episodio chiave, il corner che diventa rigore e poi ritorna corner, l’arbitro di Terni ha infilato il bisturi nel regolamento, anche se era stato l’avviso di penalty a scatenare l’ira funesta di Pellegrino, espulso per unvaffa «inutile».\r\nNormale al Cibali, verrebbe da dire. Nonbasta la «rimontina» di Catania, la Juventus è fuori, ufficialmente e meritatamente, dalla zona Champions: il quarto posto se lo contenderanno, a pieno titolo, la Sampdoria di Cassano e il Palermo di Miccoli. Domenica, al Barbera, lo scontro diretto. In una stagione strana come capita spesso alla vigilia dei Mondiali, le società di Zamparini e Garrone hanno incarnato le risorse del cosiddetto ceto medio. Il Palermo ha tratto beneficio dalla staffetta Zenga-Delio Rossi; la Sampdoria, con il «tessitore» Marotta, ha saputo gestire al meglio le frizioni tra Del Neri e Cassano (per una notte, in prestito alla Fiorentina).\r\nIl vittorioso blitz del Napoli a Verona, nella tana del Chievo, riporta i bianconeri al settimo posto, piazzamento che significa Europa League con sauna (preliminari a fine luglio). Zaccheroni ha fallito l’operazione rilancio, il cerino di squadra raccolto da Ferrara gli si è spento in mano. Il ritorno di un Agnelli alla presidenza costituisce un atto forte di svolta operativa e sentimentale. Chiarezza degli obiettivi, competenza nelle scelte per realizzarli: altro,non si pretende. Al diavolo le ambiguità, fonte dell’ultimo fallimento.\r\n\r\n(Di Roberto Beccantini per ‘La Stampa’)