Allegri: “Senza Tevez e Pirlo la Juve cambia così”

Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus, si è raccontato oggi in una lunga intervista a ‘Repubblica’. L’allenatore livornese ha raccontato diversi retroscena della propria vita privata, ma inevitabilmente si è finiti alla Juve e al calciomercato estivo dopo una stagione ricca di soddisfazioni. Sono arrivati il quarto scudetto consecutivo, la decima coppa Italia, ma è svanita la Champions in finale contro il Barcellona. L’anno prossimo la Vecchia Signora vuole riprovarci e per farlo Allegri vuole un numero 10 di ruolo:\r\n

Senza Tevez e Pirlo la Juve dovrà cambiare – ammette – , sperimentare nuove soluzioni. Vorrei un inventore di gioco mai banale, la variabile impazzita all’interno di un piano tattico equilibrato. Il narcisismo in modica quantità non è dannoso alla salute. Mi piacciono Isco del Real Madrid e il brasiliano Oscar, tra gli italiani due giovani: Berardi e Bernardeschi.

\r\nDa Conte ad Allegri, alla Juventus è cambiato tanto: si urla di meno, si ride probabilmente di più, ma la professionalità è la stessa.\r\n

Sul piano dell’ambizione – sottolinea Allegri – credo che nulla mi distingua da Conte. Lui ha vinto tre scudetti di fila, io voglio il quinto consecutivo. Ho accettato la Juventus anche per una rivincita, ho gente a cui far rivedere certi giudizi. Se passassi le notti a studiare partite in tv perderei la lucidità. Mi bastano cinque minuti, al resto ci pensa lo staff, loro sono pagati per essere più bravi di me. Amo molto il mare e sa perché? Perché non si riesce a vederne la fine, il mare è l’immagine della libertà perfetta.

\r\nDopo il Milan la Juventus: gestire calciatori milionari non è mai facile:\r\n

Il dialogo è complicato. Entri nello stanzone e trovi quasi tutti con le cuffie alle orecchie, la musica ad alto volume. Nessuno parla con nessuno. Servono autorevolezza, rispetto e pazienza. Non è mio costume sottolineare ogni giorno che sono io quello che comanda, gli spiego che sono costretti ad ascoltarmi non perché sono più bravo, ma semplicemente perché sono più vecchio. Ci sono talenti che sono come le onde, penso a Morata e a Coman per esempio. La loro parabola si alza e si abbassa, bisogna dosarli, aspettare il tempo giusto. Alcuni vanno presi per mano ed educati come bambini, da altri trovo collaborazione, esperienza, personalità. L’amicizia – conclude – , quella preferisco di no.

\r\nDa sempre fautore della libertà d’espressione di chi “sa” giocare a calcio, Allegri evidenzia quanto valgano per lui schemi e moduli:\r\n

Poco, nulla. Devo ancora trovare quello che mi spiega l’utilità di uno schema. Lo sa che durante gli allenamenti spesso non riusciamo a far gol nemmeno nel cosiddetto undici contro zero, giocando cioè contro sagome di plastica? La media di realizzazione oscilla appena tra il trenta e il cinquanta per cento.